Se il buongiorno si vede dal mattino…
Una giornata di serie A spettacolare, con tanti gol (32) e tante emozioni.
Bologna – Spal ha aperto il lungo weekend calcistico nel “Friday night” del Dall’Ara.
Era la sera della ‘prima’ di Sinisa Mihaijlovic davanti al proprio pubblico, dopo l’angosciante scoperta della malattia.
Era la sera del “vinciamo per il mister”, dopo il pari di Verona nella prima giornata. E dopo ripetuti tentativi e gol mancati, all’ultimo respiro Soriano trova l’insperato gol che regala la vittoria al tecnico serbo.
È tutta tua mister…
Milan – Brescia non può non rievocare un malinconico ricordo nelle menti dei più romantici. 16 maggio 2004, stadio San Siro: Roberto Baggio gioca la sua ultima partita proprio contro i rossoneri, che festeggiano il loro diciassettesimo scudetto. È il Milan di Ancelotti, di Maldini, Shevchenko, Kakà… Tempi che sembrano ‘preistorici’ per il popolo milanista.
Il presente dice Giampaolo in panchina e Calhanoglu in campo: il turco segna di testa il gol che vale la vittoria, con Piatek che le prova tutte per gonfiare la rete. Ma dopo due belle parate del portiere bresciano, al polacco si contrappone anche la fisica: un effetto incomprensibile del pallone gli nega la gioia del primo gol stagionale.
La maledizione del nº 9 continua…
Siamo solo alla seconda giornata, ma è già tempo di Juventus – Napoli.
E all’Allianz stadium ne esce fuori una partita… Assurda!
La Juventus deve fare a meno di capitan Chiellini (rottura del crociato anteriore e stagione finita) che a fine gara si renderà protagonista di un bellissimo gesto, andando in stampelle a rincuorare il suo collega Koulibaly. Sì, rincuorare, perché il senegalese ‘deciderà’ la partita con uno sfortunato autogol, dopo una rimonta partenopea che ad un certo punto dell’incontro sembrava impensabile.
La Juve va avanti di tre gol con Danilo (a segno dopo ventinove secondi dal suo ingresso in campo), Higuaín (e chi se non lui? Sesta rete contro la sua ex squadra) e il solito Cristiano Ronaldo, e sembra poter gestire l’ampio margine, con un Napoli abulico e ormai scarico mentalmente.
Ma il calcio a volte sa essere davvero imprevedibile…
Manolas, 3-1. Lozano (segna sempre al debutto), 3-2. Di Lorenzo sugli sviluppi di un calcio piazzato…È 3-3! In quattordici minuti il Napoli trova il clamoroso pareggio.
Poi il finale thrilling: quel Koulibaly che due anni prima aveva permesso con un gol di testa al Napoli di espugnare lo stadium, stavolta infila maldestramente la palla nella sua porta, per il pirotecnico 4-3 finale.
Alla prossima puntata…
Non era mai successo nella storia della Serie A che si giocasse entro la 2ª giornata. Ma per il sentitissimo derby Lazio – Roma non è mai troppo presto, né troppo tardi.
È stata la prima stracittadina romana per il tecnico giallorosso Paulo Fonseca. Il portoghese nato in Mozambico è quel signore che due anni fa, quando allenava lo Shaktar, dopo la storica vittoria contro il City del suo idolo Guardiola in Champions League, si presentò in conferenza stampa vestito da… Zorro. “Avevo scommesso con un giornalista che se avessi vinto con il City e passato il turno mi sarei vestito così”. Sì, ok. Ma come mai proprio da Zorro? “Da bambino ero povero e la maschera di Zorro era la più semplice da creare a Carnevale, mi vestivo spesso così…”. Un personaggio affascinante, un personaggio da scoprire.
Lazio e Roma non deludono le attese e ci regalano un match intenso, vibrante e aperto fino alla fine a qualsiasi risultato. Il primo tempo poi è uno spot per il calcio: 5 pali colpiti nei primi 26 minuti di gioco (saranno 6 alla fine del match), 21 conclusioni (30 in totale) e tanto spettacolo.
Alla fine sarà 1-1, pari e patta, né vincitori né vinti.
E per adesso va bene ad entrambe così.
Anche Atalanta – Torino non è stata da meno in quanto a spettacolarità.
Duvan Zapata torna ad essere devastante, ma non basta. La Dea, che non perdeva in serie A da febbraio (proprio contro i granata), affonda sotto il colpo di Armando Izzo: terzo gol nelle ultime quattro partite per il difensore napoletano, sempre più perno imprescindibile nello scacchiere di Mazzarri. La sua è una di quelle storie toccanti, di chi ce l’ha fatta dopo aver passato momenti drammatici. «Mio padre è morto a 29 anni. In due mesi se l’è portato via la leucemia. Dopo la sua morte a quattordici anni stavo per lasciare il calcio, dovevo lavorare per aiutare mia madre. Abbiamo vissuto la fame, poi il mio procuratore mi ha aiutato e sono tornato a giocare. Entrai nelle giovanili del Napoli ma non avevo nemmeno le scarpe. Così Mazzarri, appresa la notizia, mi comprò le scarpe. Gli devo tanto…”. Lo stesso Mazzarri che a distanza di anni lo ha voluto fortemente al Toro. Armandino lo sa e continua a regalargli gioie, in memoria del padre.
Lui, da lassù, sarà sicuramente fiero del suo leone.
Il calendario li ha messi subito di fronte al loro passato: Cagliari – Inter non poteva non essere la partita di Nicolò Barella e Radja Nainggolan, freschi ex con storie opposte. E se mentre il primo è sceso in campo solo a venti minuti dalla fine, il Ninja (tanta era la voglia di rivalsa vista come si è conclusa la sua storia in nerazzurro) è stato uno dei più attivi: è stato il giocatore a recuperare piú palloni nel match (10) e quello del Cagliari a giocarne di piú (80). Ma non è servito. Come non è servito il 25º gol in serie A di Joao Pedro. È una cinica Inter: quest’anno la squadra nerazzurra, orfana del suo ormai ex capitano Icardi (la telenovela continua), sembra aver trovato un Lukaku in più, ma soprattutto un Conte in più.
Genoa – Fiorentina ha sancito la seconda sconfitta in due partite per la squadra di Montella, che non vince in serie A da ormai 16 gare.
Per i rossoblu in rete Cristián Zapata, che non trovava il gol in Serie A dall’aprile 2017 (nel derby meneghino Inter-Milan), e Christian Kouamé, che ha segnato due gol in due partite con gli unici suoi due tiri nello specchio in questo avvio di campionato.
A nulla è valso il rigore di Pulgar.
È già Profondo Viola?
Lecce – Verona è un vero e proprio scontro salvezza, le squadre lo sanno e in campo si vede. Poche emozioni degne di nota, partita in equilibrio fino al minuto 81: la decide Pessina (un ex), al suo primo gol in serie A, con il Verona che ritrova la vittoria nella massima serie dopo 511 giorni.
Al Mapei stadium invece va in scena il ‘Berardi show’. Sassuolo – Sampdoria viene decisa da una sontuosa tripletta del calabrese, scovato nove anni fa dal Sassuolo nel calcio a 5. La quarta rete per i neroverdi la segna Traore, che diventa il più giovane marcatore di questa Serie A, mentre Fabio Quagliarella segna il gol della bandiera per la Samp, utile solo ad aggiornare le statistiche: 154ª rete, a due da Filippo Inzaghi, Gigi Riva e Roberto Mancini nella classifica ‘all time’ della serie A.
A quasi 37 anni, riuscirà il buon Fabio, capocannoniere dello scorso campionato, a scrivere anche quest’anno un nuovo Romanzo Calcistico?
Chiude la giornata Udinese – Parma. Gli emiliani espugnano la Dacia Arena grazie alle giocate della sua stella più luminosa Gervinho (un gol e un assist) e del talento svedese classe 2000 Kulusevski (autore di due assist), uno dei più bei prospetti di questo campionato.
Udinese rimandata, dopo l’exploit con il Milan di domenica scorsa firmato Becão.
Ora spazio alla solita ‘pausa nazionali’.
E visto come è iniziata questa serie A, è davvero un peccato che si debba subito fermare…