Il portiere della Juventus Gianluigi Buffon fa un viaggio attraverso la propria vita sulle pagine di ‘The Players’ Tribune’ scrivendo una lettera al sè stesso 17enne, rivivendo i passaggi più significativi della propria carriera e della propria esistenza, a partire dagli esordi con il Parma fino alla sua ultima stagione da calciatore a 41 anni.
Il numero 1 della Nazionale campione del mondo nel 2006 è un fiume in piena che non tralascia niente della sua vita, nemmeno le difficoltà avute attraversando il terribile tunnel della depressione in cui è caduto nonostante tutte le conquiste ottenute nella propria carriera e la fama di miglior portiere al mondo. A quel ragazzino di diciassette anni in procinto di esordire in Serie A, Gigi vuole raccontare tutto.
La depressione è un tema molto caro a Buffon che si sente in dovere di raccontare con dovizia di particolari, perché è stato il passaggio più delicato della sua vita e da cui è uscito con enorme fatica. Dietro a quello che i tifosi chiamavano Superman c’era un uomo in grande difficoltà.
E poi il ricordo del momento esatto in cui Buffon ha capito di voler diventare un portiere, durante Argentina-Camerun nel mondiale del 1990, quando è rimasto estasiato dalle gesta di Thomas N’Kono.
La svolta per uscire dalla depressione arriva per Buffon in maniera particolare, non grazie all’aiuto di uno specialista, ma grazie alla cultura ed in particolare all’arte di Chagall. L’opera che ha cambiato la sua vita si intitola ‘The Walk’ e ritrae un uomo e una donna che fanno il picnic in un parco, ma l’atmosfera onirica lo riportano alla semplicità dell’infanzia e dandogli la forza di ripartire. Fra gli errori di gioventù che più hanno influenzato Buffon c’è la famosa maglietta del ‘boia chi molla’.