Non si diventa il debuttante più giovane (16 anni e 255 giorni) nelle competizioni europe della storia dell’Inter per caso: Sebastiano Esposito ha realizzato un sogno lo scorso 14 marzo, quando Luciano Spalletti lo ha chiamato dalla panchina per fargli giocare gli ultimi minuti di uno sfortunato Inter-Eintracht per i nerazzurri. Non per il ragazzo.
L’obiettivo di una – ancora brevissima – vita, l’attaccante nato il 2 luglio 2002 a Castellamare di Stabia l’ha già raggiunto bruciando le tappe in maniera impressionante: soltanto un certo Giuseppe Bergomi (16 anni e un mese) seppe fare di meglio, il che autorizza a pensare a un avvenire di livello anche per lui.
D’altronde se si è cresciuti nel Club Napoli, società in cui mosse i primi passi Gianluigi Donnarumma, un indizio su quello che potrebbe essere il futuro c’è. A maggior ragione se il pallone è una questione di famiglia: nonno, papà e zio hanno fatto i calciatori ed è stato quasi inevitabile che anche Sebastiano intraprendesse questa carriera.
Il primo ad accorgersi di Esposito è Roberto Clerici, storico osservatore del Brescia che lo nota durante un’amichevole tra ragazzi del 2000: nonostante due anni in meno rispetto agli altri, Esposito dà spettacolo guadagnandosi la chiamata delle ‘Rondinelle’, che nel 2013 lo cedono all’Inter insieme al fratello Salvatore.
A Milano continua il suo percorso inarrestabile di crescita conquistando il titolo con l’Under 16 interista, mentre in questa stagione si è diviso tra Under 17 (16 goal in 14 partite) e Primavera (6 reti in 16 apparizioni): con numeri del genere è normale che Spalletti gli abbia concesso una chance irripetibile in Europa League, motivo di gioia immensa per il padre Agostino.
Esposito ha continuato a riscuotere impressioni più che positive con gli Europei Under 17: stavolta a piangere è stato lui dopo il triplice fischio della finale persa dall’Italia contro l’Olanda, ma consapevole di aver disputato una grande competizione.
Le quattro reti segnate rappresentano un bottino considerevole: goal all’esordio contro la Germania e due rigori trasformati ai danni di Austria e Spagna, prima della perla su calcio di punizione arrivata contro la Francia in semifinale, col pallone che si è insaccato direttamente sotto l’incrocio dei pali. Prodezza da predestinato.
Su un talento così cristallino si sono già fiondate le migliori squadre d’Europa: in passato toccò al PSG incassare un ‘no’ dalla famiglia di Esposito, che all’epoca preferì far crescere il ragazzo in Italia e senza passi più lunghi della gamba, che avrebbero potuto bruciarlo da un momento all’altro.
Recentemente si è fatto sotto il Liverpool, respinto senza troppi complimenti dall’Inter che crede nel classe 2002: a differenza di altre promesse cedute per ottenere una plusvalenza, tanto che durante l’estate Conte lo ha spesso utilizzato ottenendo risposte più che positive.
Dopo il grave infortunio occorso a Sanchez col Cile, inoltre, Esposito potrebbe rientrare stabilmente in prima squadra e tornare più che utile a Conte almeno fino a gennaio quando magari potrà essere girato in prestito per giocare con maggiore continuità.
A metterlo in mostra nella vetrina europea è stato mister Luciano Spalletti, dispensatore di belle parole nei suoi confronti in occasione della conferenza stampa che ha preceduto Inter-Lazio, gara di campionato giocata il 31 marzo.
I tifosi dell’Inter sperano che non venga commesso lo stesso errore fatto con Nicolò Zaniolo, ceduto con troppa leggerezza nell’affare Nainggolan alla Roma, dove si è affermato come uno dei migliori con tanto di doppietta al Porto in Champions League.
I tratti del campione Esposito ce li ha già: vanno solo marcati in profondità e le soddisfazioni arriveranno in serie. Pur sempre con i giusti tempi e senza quella fretta di sfondare che troppe potenziali stelle ha bloccato in passato.