Una squadra creata per sognare. Per generare speranze e non fumo negli occhi. Del resto non poteva essere diversamente nell’anno del centenario: uno sforzo economico notevole per il Cagliari, operato con attenzione e oculatezza, grazie all’allineamento dei pianeti, a trattative finalmente conclusesi positivamente. Che hanno portato fin qui al quinto posto in classifica.
Già nel match contro il Verona, pareggiato dagli scaligeri in maniera rocambolesca, c’erano state le avvisaglie di una partenza da record per il Cagliari, ora realmente arrivate sopra la città e tutta la Sardegna. Il successo contro la SPAL fa recitare quinto posto, -2 dalla Champions, +8 sul terzultimo posto. Tutti dati estremamente importanti, ai quali società e fans provano ad ancorare i propri piedi, per terra. Difficilmente.
Sì, perchè c’è grande entusiasmo, come non si vedeva da anni. Il pubblico cagliaritano è sempre stato unito, seppur molto critico anche quando le prospettive erano buone, ma quest’anno è realmente pronto a vedere qualcosa di grande. Certo, sono passati solo due mesi dall’avvio, ma i risultati contro Roma e Napoli (oltre a quello contro l’Inter), la rosa e la risposta alle difficoltà fanno ben sperare. Anche visto il passato.
Si va a scomodare il risultato più grande nella storia sportiva della Sardegna, ma l’ultima volta che il Cagliari è riuscito ad ottenere più dei quattordici punti attuali nelle prime otto giornate, in città si assaporava lo Scudetto, portando realmente l’isola in Italia dopo decenni di simil-isolamento.
Nell’anno del titolo furono 19 punti in otto gare (considerando i tre punti a vittoria, altrimenti quattordici), un passo egregio da lotta Scudetto sicura, dopo il secondo posto dell’anno precedente. Non osa neammeno pensare a tale parola il Cagliari, ma un pensiero all’Europa League qualcuno lo fa. Senza pronunciare il suo nome, chiaro.
In altre due occasioni il Cagliari ha ottenuto almeno quattordici punti nelle prime otto gare, e di certo non nell’ultimo ventennio: quello ottenuto fin qui è il miglior risultato nell’era dei tre punti e solamente nel 1979, con Gigi Piras e il Campione del Mondo Franco Selvaggi, i rossoblù ottennero lo stesso score, classificandosi settimi a fine annata.
Qualche mese dopo la sbornia Scudetto invece i punti in cassaforte risultarono quindici, ma l’infortunio di Riva, racconto epico-horror sull’isola, generò un settimo posto finale e l’eliminazione di Champions League – allora Coppa dei Campioni – contro l’Atletico Madrid. Un’era fa, diversa, impossibile. Ma l’Europa, quella più piccola, forse no.