Il 7 settembre 1956 è una data storica, forse indimenticabile per il calcio: un giovanissimo brasiliano esordisce con il Santos alla tenera età di 15 anni e 10 mesi, andando anche incredibilmente in gol.
Il nome di quel ragazzo è Edson Arantes Do Nascimento, lo chiamano Pelé, e da quel giorno inizierà la sua scalata al mito.
Pelé è tuttora emblema del football mondiale, pioniere di un gioco che anche grazie a lui è diventato forse il più amato e praticato del mondo.
A leggerla e sentirla la sua sembra la favola di un supereroe, cittadino di un tempo che non sembra mai esistito.
Ma non abbiate timore, è tutto reale: Pelé è esistito davvero.
La sua velocità straordinaria e i suoi tiri eccezionali hanno lasciato il mondo calcistico a bocca aperta, le sue memorabili e fantastiche reti segnate ai Mondiali sono leggenda, e la paura e la devozione che incuteva agli avversari era all’ordine del giorno quando lo si affrontava.
Storica la frase del nostro buon Tarcisio Burgnich che, quando lo affrontò nella finale Italia – Brasile di Mexico ’70, disse: “Prima della partita cercavo di convincermi che fosse di pelle e ossa come me. Mi sbagliavo…”
Questa credo sia la frase che più descrive cosa è stato sua maestà Pelé nell’immaginario collettivo globale.
Sigge Parling, difensore svedese che ha marcato (provato a marcare) Pelé nella finale del Campionato del mondo del 1958, in un’intervista qualche tempo dopo dirà: “dopo il quinto gol del Brasile mi è venuta voglia di applaudirlo”.
Stando ad alcune statistiche prese dal web, Pelé con il Santos giocherà per diciotto stagioni, segnando la bellezza di 647 gol in 665 partite totali. Praticamente un gol a partita o quasi.
In carriera poi, tra nazionale, Santos, MLS e amichevoli ufficiali, si dice abbia superato addirittura i 1000 gol. Numeri incredibili, numeri da capogiro.
Ma è in nazionale che la “perla nera” diventerà leggenda.
Giocherà in quattro edizioni del Campionato del mondo (Svezia 1958, Cile 1962, Inghilterra 1966 e Messico 1970) vincendone tre (unico giocatore della storia a riuscirci) e segnando 12 gol in 14 partite disputate. In totale poi con la maglia verdeoro ha segnato ben 77 reti: ancora oggi è il miglior marcatore brasiliano di sempre.
A dar ancora più risalto alle imprese della nazionale verdeoro già di per sé meravigliose, è il fatto che a quel tempo il Brasile era considerata soltanto la terza squadra del Sud America, dietro a Uruguay e Argentina. Ma dal 1958 in poi, la posizione del Brasile cambiò radicalmente, diventando la protagonista assoluta del Sud America e del mondo intero. Tutto questo grazie alle leggendarie prestazioni di quel piccolo fenomeno di appena diciassette anni, che si meritò ben presto l’appellativo di “O’ Rei” (“Il re”).
Negli anni furono centinaia le amichevoli organizzate nel vecchio continente e in tutto il mondo solo per poterlo ammirare, ed ogni volta il suo arrivo era accompagnato da un attesa spasmodica.
Città in fermento, strade intasate, negozi chiusi, stadi stracolmi, uomini che prendevano il giorno a lavoro solo per poterlo ammirare … Una vera e propria star.
Bastava che toccasse la palla, o che camminasse soltanto sul campo, perché la folla si scatenasse e gli dedicasse cori e canzoni.
Pelé è stato ed è tuttora un idolo per miliardi di persone.
Il suo nome è pronunciato in tutto il mondo con un senso di grande rispetto.
E siamo tutti sicuri che la sua romantica leggenda non morirà mai.