E’ poco più che metà novembre e sono già 19 le reti stagionali tra club e nazionale.
Segna Ciro, segna di continuo, segna a ripetizione.
Quest’anno è tornato ai livelli e alle medie stratosferiche dei primi due anni di Lazio (e di Pescara e Torino): la butta dentro praticamente sempre. Non che lo scorso campionato sia stato un “flop” (come qualcuno voleva far credere), intendiamoci.
Anzi, forse è proprio perché ha abituato tutti talmente bene precedentemente, che vederlo poi segnare “solo” 15 gol in 36 partite di serie A, ha dato modo di pensare ai suoi “detrattori” che Ciruzzo non potesse tornare ai ritmi impressionanti delle stagioni passate e che soprattutto, quella del 2017/18, dove in 46 presenze totali tra campionato e coppe ha realizzato 41 reti, fosse solo un caso.
Ma il bomber di Torre Annunziata sta dimostrando ancora una volta, a suon di gol, di essere attualmente uno degli attaccanti più prolifici d’Europa.
E pensare che, quando Ciro ragazzino era nelle giovanili della Juventus, la mamma provò a farlo tornare a casa per pensare allo studio.
Secca e decisa è arrivata la risposta: “Mamma ma non lo vedi dove sono arrivato? Sono alla Juve! Devo diventare un grande attaccante…”.
Aveva già le idee chiare, aveva troppa voglia di arrivare.
La Juventus la sfiorerà soltanto: saranno solo 5 le presenze in bianconero (una in Champions League); poi tanto girovagare, tanta gavetta e qualche stagione negativa (Siviglia e Dortmund, ma anche Genoa), prima di diventare perno e punto di riferimento di questa entusiasmante Lazio, che sta volando anche grazie a lui.
In tre anni e mezzo ha realizzato 102 reti in biancoceleste, quasi quante ne ha segnate Tommaso Rocchi (105) in nove stagioni; a meno venti reti dalla leggenda di re Giorgio Chinaglia, che ne ha segnate 122 in sette stagioni.
Ciro Immobile sta riscrivendo, e velocemente, la storia del club capitolino.
Quello di quest’anno poi sembra un Immobile più maturo, più completo, rispetto al passato: aiuta molto i compagni ed è più costante anche nella fase difensiva, partecipa molto all’azione, fa salire la squadra, duetta tecnicamente e in spazi brevi con i due “trequarti” Correa e Luis Alberto (qui l’apporto dei due grandi palleggiatori è sicuramente importante), e soprattutto fa anche tanti assist-gol per i compagni (già 5 in questa serie A).
E perché allora c’è diffidenza nei suoi confronti quando lo si accosta ai più forti?
Forse perché corre tanto e non rimane in area ad aspettare palloni da “sbattere” in rete?
Forse perché non è così elegante nei movimenti, o non è abbastanza “prestigiatore” con il pallone tra i piedi?
Forse perché è uno di quei calciatori che “non è nato con la camicia”?
Poche storie: per i numeri che ha e per il lavoro che fa in campo, è sicuramente l’attaccante italiano migliore in questo momento.
A suo favore c’è anche il fatto che, con 10 reti in 39 partite, è il miglior realizzatore azzurro nei giocatori in attività ultimamente convocati da Roberto Mancini (esclusi De Rossi e Balotelli, che sembrerebbero ormai fuori dai radar del tecnico jesino).
Anche perché qualcuno forse dimentica che Ciro Immobile è attualmente il marcatore più prolifico dei cinque maggiori campionati europei con 14 reti, dietro solo a Robert Lewandowski (16 reti), davanti a Vardy (11), Aguero (9), Lukaku (9), Messi (8), Mané (7), Kane (6), Salah (6), Cristiano Ronaldo (5), Mbappé (5)… Davanti a tutti.
Forse dimentica che Ciro Immobile è l’unico calciatore della storia della Serie A assieme a Luca Toni e Zlatan Ibrahimovic ad aver vinto il titolo di capocannoniere con la maglia di due squadre differenti (Torino e Lazio).
Ciro Immobile risponde con i fatti, continuando a correre, continuando a stupire.
Continuando a segnare.