Quando gli chiesero di lui qualche anno fa, quando era da poco diventato allenatore del Real Madrid subentrando all’esonerato Rafa Benitez, Zinedine Zidane rispose: “Toni Kroos segnerà un’epoca”.
E mai profezia fu più azzeccata.
Il tedesco, sin dal suo arrivo in Spagna, è sempre stato un pilastro imprescindibile e inamovibile nel Real che ha dominato la scena europea e mondiale negli ultimi anni, vincendo ben tre Champions League consecutive tra il 2016 e il 2018 (in realtà ne aveva vinta anche un’altra nel 2014 con in panchina Carlo Ancelotti, ma Kroos era ancora al Bayern Monaco).
“È il tipo di giocatore che serviva per diventare una squadra completa. Una sorta di anello mancante. Eravamo consapevoli che in Germania fosse abituato a un altro tipo di gioco. Ma lui si è adattato a meraviglia al calcio spagnolo, non si direbbe nemmeno che è tedesco!” ha concluso Zizou nell’intervista a Sport Bild, riportata da FourFourTwo.
Ma Toni Kross tedesco lo è eccome. Cresce nell’Hansa Rostock, club dove il padre trova lavoro come allenatore nelle giovanili. E senza nemmeno volerlo, il club della Pomerania occidentale si ritrova così tesserato un talento cristallino, un ragazzo speciale che fa fatica a giocare con i suoi pari età: è troppo più forte.
Scala vertiginosamente le categorie fino ad arrivare a giocare con la maggiore squadra giovanile dell’Hansa, quella con in squadra ragazzi di diciotto e diciannove anni per intenderci. Lui però ne ha quindici e mezzo.
Al Bayern Monaco, club più potente di Germania, non può sfuggire uno così. Appena compiuti i sedici anni, il club bavarese formula una proposta irrinunciabile per il piccolo club e Toni può così iniziare la scalata al grande calcio.
Il tecnico Hitzfeld appena lo nota lo fa subito allenare con la prima squadra, uno così è destinato a bruciare le tappe.
Il suo esordio in Bundesliga avviene il 26 settembre 2007.
E’ la settima giornata di campionato e il Bayern surclassa 5-0 in casa l’Energie Cottbus. Sul 3-0 c’è così spazio per la sua prima volta: al minuto 72 esce il brasiliano Zé Roberto ed entra il giovanissimo ragazzo di Greifswald, che impiega pochi minuti per servire due ottime palle per le azioni del quarto e il quinto gol siglati da Miro Klose.
A 17 anni e 265 giorni, Kroos diventa così il giocatore più giovane ad esordire con il Bayern Monaco in Bundesliga (Record che durerà fino al 2010, quando sarà David Alaba ad infrangerlo).
Da lì, inizia quello che sarà per lui un lungo periodo d’oro.
Al Bayern vincerà da protagonista tre campionati tedeschi, tre Coppe di Germania, una Coppa di Lega tedesca, due Supercoppe tedesche, una Champions League e un mondiale per club.
Il Real Madrid di Florentino Perez inizia così una corte spietata a quello che in quel momento è già tra i più forti del mondo.
Toni fiuta la grande occasione e non rinnova, costringendo così il club bavarese a cederlo ad una cifra “normale” (25 milioni di euro) per uno come lui, per non perderlo a scadenza.
A fine stagione farà anche in tempo a vincere una storica Coppa del Mondo con la Germania (Nella leggendaria semifinale mondiale contro il Brasile, vinta 7-1 dai tedeschi in casa dei verdeoro, fu assoluto protagonista, segnando anche una doppietta).
Nella sua prima stagione in maglia merengue conquista la Supercoppa Europea e il Mondiale per club, risultando il giocatore più presente in squadra della stagione con 55 partite disputate.
Poi saranno “vittorie a catinelle”: tre Champions League consecutive, altri tre mondiali per club (sono 5 in totale tra Bayern e Real, record assoluto) e due supercoppe europee, una liga spagnola, una supercoppa spagnola…
Toni Kroos è l’unico giocatore tedesco ad aver vinto quattro Champions League con due squadre diverse.
Un giocatore meraviglioso e da anni uno dei centrocampisti più forti e decisivi del pianeta.
Ha veramente segnato un’epoca. L’epoca del nuovo “Grande Real” e dei suoi campioni che sono entrati già di diritto nella leggenda.
E qui, Toni Kroos, il posto se l’è meritato tutto.