Il primo vero amore non si scorda mai. Lo sa bene Mattia Perin che, per rilanciarsi, ha scelto di tornare a casa. Il Genoa ha chiamato, il portiere di Latina ha risposto. Nessuno sguardo alla classifica pericolante, nessuna voglia di valutare proposte alternative. C’è il Grifone. Stop.
Out dal 13 aprile, ovvero quando la Juve – già praticamente campione d’Italia – perdeva per 2-1 in trasferta contro la SPAL, l’estremo difensore azzurro ha vissuto momenti difficili. Dall’operazione alla spalla destra per stabilizzare l’articolazione, alle visite mediche non superate con il Benfica. Insomma, periodo negativo. Da mettere alle spalle pensando al futuro.
Il rilancio, nell’immediato, passa dalla Lanterna. In prestito secco, formula che consente alla Signora di poter programmare una cessione a titolo definitivo. Ancora tutta da pianificare, ma che al momento non rappresenta una priorità. In quanto, in questo caso, la precedenza va al totale recupero. Ma l’investimento messo a segno nel giugno del 2018, pari a 12 milioni, va tutelato.
E Perin, dal canto suo, non ha deluso. Affatto. Super su un colpo di testa di Traorè, affidabile in lungo e in largo nel resto della gara. Nessuna colpa, invece, nel colpo ravvicinato e deviato targato Obiang.
Insomma, il Perin tris con il Genoa è andato nel migliore dei modi. Esordio: debutto in serie A il 22 maggio 2011, a 18 anni, nella partita Genoa-Cesena. Successivamente, un’altra prima volta dopo un anno di apprendistato a Pescara. Ora, l’attualità. Difficile per i rossoblù, sposata con convinzione da chi ha fatto della componente caratteriale il suo credo calcistico.
In definitiva, nel 2-1 casalingo del Grifone rifilato al Sassuolo c’è molto di Mattia, applaudio a ogni intervento da un popolo sempre al suo fianco. Anche e soprattutto nelle difficoltà. Accantonate con un successo vitale in chiave permanenza nell’élite nostrana.