La sessione estiva di mercato del Milan nella stagione 2004/2005 vide arrivare come principali acquisti Jaap Stam e Hernan Crespo, due rinforzi niente male per una squadra che si era laureata campione d’Italia l’anno precedente.
Accanto a questi due nomi altisonanti arrivarono anche una serie di comprimari in prestito o a parametro zero, in quanto svincolati dai rispettivi club. È questo il caso di Harvey Esajas e Vikash Dhorasoo, entrambi svincolati e acquistati da Galliani in ottica di fornire una squadra profonda e competitiva su tutti i fronti a mister Carlo Ancelotti.
Come ben sappiamo, soprattutto chi inizia ad avere una certa età, i due giocatori sopracitati finiranno per essere ricordati come bidoni colossali e la loro presenza non lascerà alcuna traccia tangibile sulla storia rossonera.
Di Esajas sicuramente ci occuperemo in futuro, oggi è il momento di concentrarsi su Dhorasoo, personaggio decisamente fuori dal comune la cui storia merita di essere conosciuta anche da chi non ha avuto la fortuna, o sfortuna, dipende dai punti di vista, di viverla in quegli anni.
Vikash Dhorasoo nasce in Francia ad Harfleur, un comune situato nel dipartimento della Senna Marittima nella regione della Normandia, a pochi chilometri di distanza da Le Havre. Proprio con il Le Havre Dhorasoo esordisce come calciatore professionista nel 1993/1994, disputando cinque stagioni e mettendosi in evidenza come uno dei centrocampisti più interessanti del massimo campionato francese. Nel ’98 passa al Lione, sempre in Ligue 1, dove in 3 anni colleziona oltre 100 presenze condite da 6 reti prima di approdare al Bordeaux, con cui disputerà una sola stagione.
Dal 2002 al 2004 Dhorasoo è nuovamente al Lione: in queste due annate il centrocampista francese vince due campionati e altrettante Supercoppe di Francia. Superata da poco la soglia dei 30 anni decide che è il momento giusto per provare un’esperienza all’estero e quale squadra migliore del Milan, che in quel periodo storico era competitivo ai massimi livelli, in Italia così come in Europa?
Dhorasoo approda a Milano a parametro zero e Carlo Ancelotti spende subito buone parole nei suoi confronti, sia sul lato tecnico che su quello umano. La sua prima parte di stagione però è molto complicata, complice l’ambientamento in un campionato nuovo e indubbiamente più competitivo. Il centrocampista, votato come miglior calciatore del campionato francese ai tempi del Lione, in Italia vede poco il campo e fino a Novembre inoltrato non viene mai impiegato, finendo in panchina o, il più spesso delle volte, addirittura in tribuna.
Una delle partite più convincenti in rossonero, che lascia presagire un certo ottimismo per il prosieguo della stagione è quella contro il Lecce disputata il giorno della Befana del 2005, vinta dai rossoneri per 5-2 e descritta in termini entusiastici dalla Gazzetta dello Sport.
“Vikash Dhorasoo saltella sull’erba, quasi avesse cuscinetti d’aria che lo elevano di un paio di centimetri dal terreno di gioco. Il francese accarezza la palla in velocità, dispensa assist, suggerimenti. All’insegna della classe più pura. “
Peccato che da quel momento in poi Dhorasoo collezioni pochissime altre presenze, alla fine saranno 13 in tutto in campionato, finendo nel dimenticatoio. Un po’ le sue prestazioni non sono all’altezza, un po’ la concorrenza è di quelle tremende, con calciatori del calibro di Pirlo, Gattuso e Seedorf impossibili da scalzare nelle gerarchie, almeno per uno di quel livello.
Dopo una sola stagione in rossonero, ben poco esaltante, Dhorasoo torna in patria e si accasa al PSG, dove nella prima annata viene impiegato costantemente e riesce a conquistarsi un posto per i Mondiali in Germania. Con la Nazionale francese, sconfitta in finale dall’Italia, Dhorasoo scende in campo solo in due occasioni per qualche scampolo di partita, raccogliendo dieci minuti totali di utilizzo, ma il suo mondiale di Francia verrà ricordato per un altro motivo.
Pienamente consapevole del suo ruolo di riserva Dhorasoo decide di raccontare la sua esperienza in un documentario dal titolo esplicativo “Substitute”, girato in prima persona durante la manifestazione e permeato da un’aura decisamente malinconica.
Nella seconda stagione al PSG finirà addirittura fuori rosa: è il periodo peggiore, dal punto di vista calcistico, che culminerà con il ritorno in Italia, l’anno successivo, precisamente a Livorno. Con gli amaranto Dhorasoo non toccherà mai il terreno di gioco, nonostante Camolese lo faccia scaldare in un paio di occasioni senza farlo entrare ed il suo contratto verrà rescisso durante la sosta per le festività natalizie.
Quella di Livorno fu anche la sua ultima esperienza da calciatore professionista, prima di dedicarsi a tutt’altro. Vikash Dorasoo decide di buttarsi prima sul poker e poi in politica: diventa un giocatore semi professionista, riuscendo a piazzarsi discretamente in alcuni tornei prestigiosi e racimolando un cospicuo gruzzolo nei tornei live, fino a che decide che è giunto il momento di occuparsi di cose veramente importanti.
È del mese scorso la notizia della sua candidatura alle elezioni comunali parigine che si terranno nel 2020, tra le fila del partito di sinistra radicale La France Insoumise.
“No, io non mi sono fatto da solo per niente, mi sono fatto grazie alla Francia. Ho beneficiato del modello sociale francese. Io vengo dal sussidio di disoccupazione, dagli aiuti dello Stato alle famiglie, dalla previdenza sociale. Senza queste cose, io non esisto. Mio padre ha perso il lavoro presto, quando ero un bambino. Vengo anche da uno stadio sovvenzionato dallo Stato, da tanti volontari che mi hanno aiutato”
Personaggio fuori dal comune Vikash Dhorasoo, la cui vicenda non si esaurisce minimamente sul prato verde, dove peraltro in Italia ha lasciato pessimi ricordi. Ma il calcio, mai come in questo caso, è solo un capitolo di una lunghissima storia, che in parte deve essere ancora scritta.