“È ossessionato dal calcio”.
Arjen Robben rispose così ad una domanda della tv olandese NOS su Pep Guardiola, suo allenatore ai tempi del Bayern Monaco.
Anche Kevin De Bruyne, nella lunga intervista a ‘The player’s tribune’, ha evidenziato come il suo attuale coach sia maniacale e geniale in tutto quello che fa sul campo.
“Vuole la perfezione, pensa di continuo a possibili situazioni nuove, a volte sembra che per lui sia quasi un’ossessione. È una specie di genio”.
Marti Perarnau, giornalista catalano che ha seguito la prima stagione di Guardiola sulla panchina del Bayern, invece ha evidenziato spesso nel suo libro ‘Herr Pep’ (dedicato appunto al tecnico spagnolo) la totale abnegazione dello stesso per il calcio e lo studio di esso, spiegando come Pep lo vedesse prima come una passione spasmodica che come un lavoro.
“Definire Pep. Ecco una sfida difficile. Non c’è un singolo aggettivo che possa riassumere completamente la complessità di una personalità come la sua […] A ogni modo la tentazione di trovargliene uno è irresistibile. E allora quella che più si avvicina, probabilmente, è ‘ossessivo’. Senza ombra di dubbio.”
Nel libro ci sono molti richiami al fatto che il tecnico catalano si soffermasse spesso a parlare di tattica con i suoi calciatori o con i componenti del suo staff. Che non riuscisse quasi a non farlo.
C’è un passaggio del suo storico collaboratore oltre che ex campione di pallanuoto, Manuel Estiarte, che racconta di quando a pranzo, ma anche tranquillmamente mentre gioca a golf, non fa differenza, Pep non riesca proprio a non parlare di calcio per più di qualche minuto. Passati quelli, pare si inneschi un meccanismo involontario, automatico nella sua testa, fatto solo di schemi, movimenti, transizioni, inserimenti, diagonali.
Un tormento
C’è una frase però, anzi due, di Guardiola che Perarnau riporta che mi hanno colpito più delle altre. La prima è la reale considerazione che ha di quello che lo ha reso celebre, il tiqui-taca.
“Signori, non credete ai giornali, il Tiqui-Taca è una merda”.
Sì l’ha detta lui a quanto pare durante un allenamento ai suoi giocatori, rei di spingersi in un flebile e inutile possesso palla continuato e di non fare invece ciò che chiedeva lui.
La seconda invece è quella che riferisce proprio al giornalista catalano prima di poter iniziare a prendere appunti per la scrittura del libro.
“Nel libro puo’ scrivere tutto quello che vede e criticare tutto quello che vuole. Ma durante la stagione non scriva niente di quello che vede negli allenamenti a porte chiuse. Niente di niente.”.
Beh sì, probabilmente è veramente un’ossessione la sua.
E chi lo sa, forse è merito proprio di questa sua ossessione ‘malata’ se è diventato l’allenatore più pagato al mondo, ma anche uno dei più ossannati/detestati al mondo.
Di certo uno dei più influenti e vincenti della storia.