Che Jérémie Boga avesse qualcosa di speciale, inutile negarlo, si era già capito durante la scorsa stagione, quando De Zerbi lo faceva entrare a gara in corso e spesso spaccava le partite con le sue accelerazioni palla al piede.
Fulmineo, scattante, funambolico, un’autentica spina nel fianco per le difese avversarie che spesso assistevano attonite al suo show, perché di questo si trattava. Un divertimento per lui e per chi aveva la fortuna di ammirarlo, in quegli scampoli di partita che lasciavano intravedere qualcosa di più che un semplice buon giocatore.
Alla fine anche i difensori, frastornati da questo ciclone che li frustava senza sosta, partendo dall’out di sinistra e convergendo verso il centro, potevano quasi sempre tirare un sospiro di sollievo, dal momento che una volta arrivato davanti alla porta Boga sembrava perdere quella carica che lo aveva animato, la mente si appannava e la porta si faceva sempre più piccola.
E così i commenti si sprecavano: “se solo vedesse la porta sarebbe un giocatore da grande squadra” o ancora, “se il calcio si giocasse senza porte sarebbe indubbiamente uno dei giocatori più forti del campionato” e via di questo passo. Commenti che, intendiamoci, non facevano altro che riportare in maniera fedele, per quanto sarcastica, la realtà dei fatti.
Jérémie Boga d’altra parte era appena arrivato nel nostro campionato dopo l’esperienza in Championship al Birmingham City, squadra alla quale era stato girato in prestito dal Chelsea, nonostante la sua storia calcistica parta già diversi anni addietro.
Dopo essere nato a Marsiglia da genitori originari della Costa d’Avorio, Boga si trasferisce in Inghilterra all’età di 12 anni. Entra a far parte delle giovanili del Chelsea ma con i Blues, da professionista, collezionerà una sola presenza nel 2017. La società con sede a Londra crede fortemente in lui, intravede dell’ottimo potenziale ma come spesso accade in un grande club, perché vada tutto per il verso giusto, occorre anche un pizzico di fortuna, o almeno un’opportunità da cogliere, cosa che Boga non ha mai avuto.
Prima lo mandano in prestito in Francia, al Rennes, poi in Spagna, al Granada, squadre con cui inizia a mettere insieme un discreto numero di presenze in campionati di buon livello. Dopo arriva il turno del già citato Birmingham, tappa che precede l’approdo in Italia.
Il suo ruolo naturale è quello di esterno d’attacco, anche se all’occasione si adatta a fare in trequartista o la seconda punta, la cosa certa è che goleador, nella sua ancor breve carriera, non lo è mai stato. La cosa, come abbiamo visto, sembra continuare anche in Italia.
Eppure De Zerbi, a cui si possono muovere molte critiche ma non certo quella di non saper apprezzare e valorizzare il talento giovane, non demorde: è convinto che con il passare del tempo anche fare gol diventerà un gesto naturale per Jérémie Boga, alla stregua di un dribbling, di uno stop, di una corsa palla al piede, tutte cose che nessuno gli ha dovuto insegnare.
Questa volta però c’è da lavorare ma il folletto non si tira certo indietro. I minuti iniziano già ad aumentare nella seconda parte della passata stagione, mentre quest’anno lo si può considerare un titolare inamovibile o quasi. L’ineludibile tridente schierato da De Zerbi non può prescindere dal suo estro e dalla sua abilità nel tagliare in due le difese avversarie, partendo da posizione decentrata per poi convergere verso il centro.
Quest’anno però il finale sembra essere diverso ed i difensori, saltati come birilli, vanno spesso e volentieri a raccogliere il pallone in fondo al sacco. Gol di pregevole fattura, perché uno come lui mica penserete che si possa limitare a spingere il pallone in rete, alla stregua di un rapace d’area.
Arrivati a Febbraio Boga ha già abbondantemente superato il record di segnature in singola stagione in carriera, non che ci volesse molto a dire il vero, senza che il contorno ne abbia minimamente risentito: con oltre 4 dribbling riusciti a partita è primo, per distacco, in questa speciale graduatoria e vedendolo giocare si ha proprio l’impressione di trovarsi di fronte ad un giocatore speciale, nel senso etimologico del termine, ossia qualcuno di non comune, fuori dall’ordinario.
Difficile non innamorarsene perché se è vero che nel calcio i numeri, soprattutto per un giocatore offensivo, contano parecchio è altrettanto vero che, in fin dei conti, questo rimane sempre un gioco e, come tale, il divertimento è fattore essenziale. E se volete divertirvi, in questa serie A, il consiglio è quello di buttare un occhio a questo ragazzo. Non rimarrete delusi.