Ha vinto solamente la Coppa Italia in carriera, ma Giampaolo Pazzini è comunque nella storia del calcio italiano. Ha segnato più di 100 reti in Serie A, è stato decisivo nella corsa del Triplete interista battendo la Roma con la sua Sampdoria, ha giocato con la Nazionale ed ora, ancora una volta potrebbe essere stato importante nella lotta Scudetto. Stavolta battendo la Juventus, su rigore.
Dagli undici metri Pazzini ha battuto Szczesny nella gara tra il suo Verona e la Juventus, completando la rimonta degli scaligeri e dimostrandosi ancora una volta cecchino infallibile dagli undici metri. Parlando di penalty vengono presi ad esempio molto spesso giocatori come Perotti, ma il classe 1984, oramai verso i 36 anni, è il top dei top.
Prendendo in giocatori che abbiano calciato almeno dieci rigori in Serie A, Pazzini è il giocatore di Serie A che ha la maggior percentuale positiva di rigori segnati. 24 tirati in carriera, 23 segnati: un dato del 0,95% praticamente infallibile, con un solo errore contro l’Udinese.
Guarda caso fu Samir Handanovic, para-rigori tra i migliori del decennio, a dire di no a Pazzini, nel dicembre 2011. Allora lo sloveno era il portiere dell’Udinese, mentre il Pazzo giocava per l’Inter. Ora l’estremo difensore è il capitano nerazzurro, mentre l’attaccante del Verona potrebbe aver influito nella corsa Scudetto degli stessi meneghini.
Dietro di Pazzini nella speciale classifica di cecchini da rigore c’è Cristiano Ronaldo, con dodici rigori su tredici e una percentuale dunque dello 0,92: anche lui un solo rigore sbagliato, alla pari di Muriel, al 91% per undici tiri dal dischetto messi a segno su dodici.
Prima del colombiano c’è però Ibrahimovic, che rispetto a Pazzini ha sbagliato un rigore in più, su 25 conclusioni (92%). A chiudere la top cinque una sorpresa, ovvero il compagno rossonero Kessiè, al 90% grazie a nove rigori su dieci.
Tornando a Pazzini, dopo il 2013 Pazzini è riuscito a raggiungere la doppia cifra in stagione solamente in Serie B, sempre con il Verona, risultando sempre utile alla causa veronese anche in Serie A. Pronto dal dischetto, letale quanto più ha potuto con l’età che avanza. Quando si è presentato davanti a Szczesny c’erano pochi dubbi: carta canta.