Partite rinviate, partite a porte chiuse, partite con limitazioni territoriali per gli spettatori. La Serie A ha accusato il colpo Coronavirus, esattamente come ogni comparto del Paese, e ha provato a fronteggiarlo in una maniera caotica e litigiosa, che finora ha prodotto solo un numero crescente di gare da recuperare in un calendario privo di date per farlo.
Campionato, Coppa Italia, Coppe europee e l’Italia di Mancini riempiono quasi tutti gli slot infrasettimanali e dei weekend da qua fino a fine maggio, quando il calcio dei club dovrà obbligatoriamente chiudere i battenti per consegnare i propri giocatori alle nazionali impegnate negli Europei.
Insomma – avendo sul groppone 10 partite complessive degli ultimi due turni da recuperare – riuscire a starci dentro senza scontentare nessuno si sta rivelando un compito arduo, considerando anche che le misure restrittive di salute pubblica per le zone interessate sono state prorogate fino all’8 marzo e nessuno può escludere che lo siano ulteriormente dopo quel termine.
Il calcio italiano di massimo livello mostra la faccia peggiore di sè, senza neanche aver toccato da vicino le situazioni di contagio che hanno messo in apprensione famiglie e interi comuni. Ma allora cosa succederebbe nel caso di un giocatore di Serie A positivo al Coronavirus? L’esempio della Pianese, squadra di Serie C che ha messo in quarantena l’intera rosa dopo che 4 giocatori e un membro dello staff sono risultati positivi, mostra chiaramente che una vicenda analoga a livello di Serie A rischierebbe di rendere impossibile la conclusione del campionato.
Considerando poi che anche le squadre avversarie contro cui quel giocatore fosse stato impegnato potrebbero essere coinvolte nelle misure di isolamento, appare evidente che recuperare le partite accumulate in due settimane di quarantena (con allenamenti sospesi e quindi l’impossibilità di riprendere subito l’attività) sarebbe di fatto irrealizzabile, in un calendario già zeppo come quello attuale.
Di più: protocolli sanitari governativi alla mano, la situazione sarebbe uguale anche se ad essere positivo fosse non un calciatore di Serie A, ma un membro degli affollati staff dei club, da quello tecnico a quello sanitario, a terapisti e massaggiatori, ad accompagnatori, uomini della società, fino ad arrivare ai magazzinieri. Anche in quel caso, infatti, scatterebbe la quarantena per tutti coloro che hanno avuto contatti stretti con la persona contagiata. Ed allora la questione sarebbe ben più grave che non mettersi d’accordo su uno Juventus-Inter…