Porte chiuse, anzi sbarrate. E’ questo lo scenario per il calcio italiano nei prossimi trenta giorni. A deciderlo, a meno di nuovi colpi di scena, sarà il Governo recependo un punto del decalogo presentato nella serata di martedì dal comitato tecnico-scientifico sul coronavirus.
Lo stesso comitato infatti ha consigliato il divieto di qualsiasi manifestazione anche sportiva che preveda un affollamento di persone ed il mancato rispetto della distanza minima di un metro per un mese. Una misura drastica ma ritenuta necessaria dagli esperti, visto l’evolversi dell’epidemia e l’aumento continuo dei casi di contagio.
Uno stop che peraltro, a differenza di quanto avvenuto finora, dovrebbe riguardare tutta Italia dato che l’unica regione senza casi resta la Valle d’Aosta. Se FIGC e Lega vorranno evitare la sospensione del campionato, insomma, dovranno forzatamente accettare di giocare le prossime giornate a porte chiuse.
Questa anzi adesso resta l’unica speranza delle autorità sportive, che ieri sera su ordine del Prefetto di Torino hanno rinviato la semifinale di Coppa Italia tra Juventus e Milan. Il tutto in attesa di capire i margini di manovra del nuovo decreto governativo.
Le porte chiuse infatti potrebbero non bastare ad evitare lo stop totale. Un’interpretazione più severa delle nuove direttive, come riporta ‘Tuttosport’, non esclude la sospensione del campionato dato che i giocatori non potrebbero ovviamente rispettare la distanza minima di un metro prevista dal comitato per evitare il contagio.
Nelle prossime ore toccherà quindi al Ministro dello Sport Spadafora e al presidente del CONI Malagò fare ulteriore chiarezza. E nell’attesa anche Napoli-Inter, in programma domani sera al ‘San Paolo’, potrebbe giocarsi a porte chiuse oppure essere rinviata.