“Sentimi bene, se vuoi diventare un grande campione devi giocare in Inghilterra e nella mia squadra”.
Leggenda vuole che furono queste le parole che usò lo “Special One” Josè Mourinho per convincere Didier Drogba ad accettare la corte del Chelsea, squadra in cui si era appena insediato come manager.
Era l’estate 2004 e il club londinese sborserà ben 36 milioni di sterline per strapparlo ai francesi dell’Olympique de Marseille.
Giocherà per nove entusiasmanti stagioni a Stamford Bridge, scrivendo indelebili pagine di storia Blues.
A metà del cammino però, nel gennaio del 2009, il Chelsea fu a un passo dal perderlo nel suo momento migliore.
Sì, perché l’allora manager dei blues, il brasiliano Felipe Scolari, voleva portare a tutti i costi l’imperatore Adriano a Londra al posto suo, non esitando nel dirlo all’attaccante ivoriano.
Tant’è che lo stesso giocatore, stupito, chiamò immediatamente il patron del club Roman Abramovich per chiedere spiegazioni e parlare di un suo inevitabile addio, come da lui stesso raccontato.
«Lasciata la riunione con il mister, la prima cosa che feci fu chiamare il numero uno del Chelsea per avere conferma del fatto che non rientrassi più nei piani del club, ma lui mi rispose con queste parole: “Cosa? Non scherzare, tu non vai da nessuna parte. Chi ha detto che andrai via?” Io mi rimasi quindi al mio posto e dopo poche settimane, arrivò il licenziamento di Scolari.…».
Basta questo a dimostrare cosa era Didier Drogba per il presidente russo, per i tifosi blues, per il Chelsea.
E la scelta fu quella giusta, perché mister Didì trascinerà qualche anno dopo il suo club nella Champions League 2011-12 vinta in finale, praticamente da solo, contro i tedeschi del Bayern Monaco.
E come non ricordare quella telecronaca diventata poi celebre di Massimo Marianella (uno dei suoi più grandi estimatori) dopo il gol dell’insperato pareggio a tempo quasi scaduto…
“Battuto il corner, verso DROGBA! [boato] DROGBA! ANCORA UNA VOLTA, sempre Drogba, meravigliosamente, incredibilmente Drogba, anche nella finale di Coppa dei Campioni, a due dalla fine, è 1-1!”
Un mantra per molti di noi appassionati.
Anche nella lotteria dei rigori la deciderà lui, con il rigore decisivo, entrando indelebilmente nella storia del club inglese.
Meravigliosa la lettera scritta da un’altra leggenda blues, Frank Lampard, nel giorno del suo addio, che probabilmente rispecchia un po’ il pensiero di tutti i tifosi del Chelsea.
«È stato un privilegio e un onore giocare insieme a Didier; la sua etica del lavoro e il suo desiderio di migliorare ogni singolo giorno ha ispirato me e tutti gli altri molto più di quello che pensiate. È stato il giocatore che è venuto fuori nelle occasioni importanti e tutti noi di quel Chelsea dobbiamo ringraziarlo eternamente per esserci sempre stato e per essere salito in cattedra quando contava. Ecco, forse è proprio questo che lo ha fatto diventare Re.
Didier è un grande uomo, più di quello che pensiate. Forte, fedele, altruista, positivo, pronto a mettersi in discussione, e potrei andare avanti all’infinito amico mio…».
Queste le parole da brividi dell’attuale allenatore del Chelsea su Didier Drogba, che conclude così.
«Grazie Didì per averci messo la testa quella volta a Monaco, visto che io ero dietro di te, con la testa bassa e gli occhi chiusi… ».
Ma non solo in Inghilterra: anche nella sua terra natía, la Costa D’Avorio, è una sorta di divinità.
Con gli “Elefanti arancioni” ottenne la prima storica qualificazione al campionato Mondiale nel 2006. Nell’occasione realizzò anche la prima rete per il suo Paese nella competizione, riuscendo da trascinatore e leader a portare gli ivoriani anche ai due successivi mondiali.
Il suo strapotere fisico, la sua maestosità, la sua fame nel correre, giocare, segnare, e le sue esultanze in scivolata con la mano sulla fronte in segno di saluto e abbraccio ai propri fan, rimarranno per tanto tempo impresse nelle menti di tutti coloro che lo hanno ammirato.
Lui è una vera e propria leggenda, simbolo indiscusso del Chelsea, della Costa D’Avorio, del calcio.
Lui è Didier Drogba, “mister legend”, l’uomo della storia.