Antonio Giraudo non si arrende. L’ex amministratore delegato della Juventus, 74 anni a settembre, secondo quanto riporta ‘Il Corriere della Sera’ ha infatti deciso di ricorrere alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro la sentenza di Calciopoli.
Secondo i legali di Giraudo durante l’estate 2006 l’Italia avrebbe violato l’articolo 6 della Convenzione, quello che garantisce l’accesso a un tribunale precostituito per legge e il diritto ad un giusto processo.
In particolare si rimprovera al nostro Paese di aver consentito alle federazioni sportive la creazione di giurisdizioni non “precostituite per legge”, che hanno lasciato a Giraudo ed ai suoi avvocati soltanto 7 giorni per preparare la difesa.
Ma non solo. L’ex dirigente bianconero accusa l’Italia di aver lasciato l’organo giudicante alla stessa autorità, ovvero il presidente della FIGC, che aveva istruito il processo sostenendo dunque l’accusa nei confronti di Giraudo.
Infine la Corte europea dovrà stabilire se sia stata violata la ‘durata ragionevole’ del processo, dato che i vari gradi di giudizio si sono conclusi dopo 13 anni. E se la legge che vieta allo Stato di annullare le decisioni della giustizia sportiva abbia violato l’articolo 6 della Convenzione.
Nel 2013 peraltro anche Luciano Moggi aveva provato la strada del ricordo alla Corte europea ma in quel caso con motivazioni diverse rispetto a quelle presentate oggi da Giraudo. Quattordici anni dopo, insomma, Calciopoli non è ancora finita.