L’Europeo del 2004 è passato alla storia come quello vinto dalla Grecia in maniera sorprendente ed impronosticabile, con la squadra di Otto Rehhagel protagonista di una delle sfangate più romantiche dell’epoca moderna.
Se la storia ci ha consegnato questa pagina indimenticabile di pallone la nostra memoria collettiva, nostra intesa come Italia calcistica, è rimasta fossilizzata su un altro dei tanti eventi che si sono succeduti nell’Europeo di Portogallo: il biscotto tra Danimarca e Svezia.
Per molti di noi quello rimarrà l’Europeo in cui le due nazionali nordiche hanno inscenato una farsa conclusasi nell’unico modo possibile, come tutti temevano, ma che ognuno cercava di autoconvincersi non sarebbe mai accaduto.
Andiamo con ordine per cercare di rimettere in fila i tasselli di un puzzle che anche a distanza di anni, non potrebbe essere altrimenti, ci fa ammattire come poche altre cose.
La rassegna europea, come già ricordato, si svolge in Portogallo nel 2004 e l’Italia è guidata da Giovanni Trapattoni. Nonostante l’ultima delusione ai Mondiali di Corea e Giappone di due anni prima, altra ferita che difficilmente si rimarginerà nella nostra memoria, le sensazioni sono piuttosto positive.
La rosa degli Azzurri è molto competitiva, basti pensare che ci sono campioni del calibro di Buffon, Cannavaro, Materazzi, Nesta, Zambrotta, Pirlo, Gattuso, Camoranesi, Del Piero, Totti e Vieri, più tutta una serie di giocatori che definire comprimari è altamente ingeneroso.
Anche la fortuna in fase di sorteggio sembra arriderci, in quanto veniamo estratti insieme a Bulgaria, Svezia e Danimarca, tre compagini non certamente irreprensibili. Certo, la Bulgaria ha un Dimitar Berbatov che in Bundesliga sta facendo faville con la maglia del Bayer Leverkusen e la Svezia può contare su quello che sembra già destinato a diventare un fenomeno, e che nella stagione successiva vestirà la maglia della Juventus: Zlatan Ibrahimovic.
L’Italia però oltre ai campioni ha una profondità e qualità della rosa che queste Nazionali si sognano per quanto questo, nel calcio, conti fino ad un certo punto, come presto vedremo.
Si parte con l’esordio contro la Danimarca, una partita diventata anch’essa celebre per un altro episodio impossibile da dimenticare: lo sputo di Totti a Poulsen che costa al giocatore della Roma, oltre alle meritate critiche, tre giornate di squalifica.
L’Europeo inizia con il freno a mano tirato perché, oltre all’episodio increscioso, l’Italia non riesce ad avere la meglio sul piano del risultato nei confronti dei danesi e si deve accontentare di uno striminzito pareggio a reti inviolate.
Non va troppo meglio nella partita successiva, dove gli Azzurri se la devono vedere con la Svezia e ci si aspetta una reazione forte, di carattere e orgoglio.
Passiamo in vantaggio con Antonio Cassano ma quando la partita sta volgendo al termine, mancano 5 minuti più il recupero, l’unico campione della Svezia si inventa la giocata decisiva. Già perché il campione si chiama Zlatan Ibrahimovic e segnare gol difficili e spettacolari è una delle cose che gli riesce meglio. La sua magia, un pallonetto di tacco ad anticipare Buffon che si infila proprio sotto la traversa, non ha bisogno di troppe spiegazioni, è sufficiente ammirarla.
Un altro pareggio che complica decisamente il nostro cammino, anche in virtù del fatto che la stessa Svezia e la Danimarca sono ora entrambe appaiate a 4 punti, nei primi due posti del girone.
Qualcuno direbbe che non è tempo di calcoli, bisogna andare in campo nell’ultima sfida contro la Bulgaria e dare tutto quel che si ha in corpo per vincere. Invece i calcoli si fanno eccome, li facciamo noi e li fanno gli altri diretti interessati. Per passare l’Italia ha bisogno di vincere la propria partita ma non basta, serve anche un piccolo aiuto dall’altro campo, che vede in scena la sfida tra Danimarca e Svezia. Perché l’Italia si qualifichi la sfida tra le due nazionali nordiche non deve terminare con il pareggio per 2-2, risultato che ci taglierebbe automaticamente fuori a causa della differenza reti e permetterebbe ad entrambe le nostre avversarie di qualificarsi.
Le dichiarazioni del pre-partita sono piuttosto infuocate: da una parte gli italiani manifestano tutta la loro preoccupazione e mettono in guardia i media su una possibile combine, nonostante ufficialmente le dichiarazioni dei giocatori siano improntate ad un cauto ottimismo, dall’altra danesi e svedesi rispondono con sarcasmo alle non troppo velate accuse .
“Il 2-2 sarebbe sporco, sarebbe indecoroso e non è neanche così facile da combinare. Per me è impensabile. Finirà che noi si vince e loro faranno 0-0” – Alex Del Piero
Le partite iniziano in contemporanea e l’Italia va in campo con una formazione un po’ rimaneggiata, anche a causa delle squalifiche di Totti e Cannavaro, con Trapattoni che punta inizialmente su Bernardo Corradi per il reparto offensivo.
Sull’altro campo la partita si sblocca poco prima della mezzora di gioco, quando l’ex rossonero Jon Dahl Tomasson apre le marcature e gli incubi italiani iniziano a prendere forma. Al minuto 45 però arriva anche la doccia gelata sul nostro campo, quando la Bulgaria si porta in vantaggio grazie a Petrov che realizza un calcio di rigore accordato dal direttore di gara.
Passa pochissimo e pareggia la Svezia con Larsson, l’altro giocatore più rappresentativo della squadra insieme a Ibra. 1-1 da una parte e 1-1 anche dall’altra, perché Simone Perrotta riaccende le nostre speranze al minuto 48.
I minuti scorrono lenti, in attesa di un nostro gol che fatica ad arrivare e delle notizie dall’altro campo che non vorremmo sentire e invece arrivano. Eccome se arrivano.
Al minuto 66 ancora Tomasson porta in vantaggio i suoi, 2-1 Danimarca. Un solo gol della Svezia ci separa dal baratro, anche se prima dobbiamo pensare a vincere la nostra sfida, cosa che con l’andare dei minuti sembra tutt’altro che scontata.
Le partite stanno per volgere al termine ed il peggio, purtroppo per noi, sta per arrivare. Minuto 89: la Svezia pareggia con Jonson sfruttando un’incertezza dell’estremo difensore danese. Due a due.
Chiunque abbia seguito un po’ di calcio sa benissimo che il Dio del pallone non si sarebbe fermato qui, concedendoci almeno la grazia di non dover recriminare o di non avere rimpianti. Loro hanno preparato un bel biscotto, ma con chi vogliamo prendercela se non siamo nemmeno in grado di vincere la nostra partita?
E invece la nostra partita la vinciamo. Sono trascorsi 3 minuti e 30 secondi dal 90’ quando Massimo Oddo fa partire un cross dal fondo, la palla in qualche modo arriva a centro area dove è appostato Cassano che al volo la spedisce sotto la traversa. La corsa per esultare verso la panchina è incontenibile ma ben presto arriva la doccia gelata. La sfida tra Danimarca e Svezia è già finita. Due a due.
Le lacrime di gioia si trasformano in lacrime di disperazione, Cassano si butta per terra sul terreno di gioco e non si da pace.
Col senno di poi, a mente fredda, si possono trovare tutte le attenuanti del caso: non dovevamo dipendere da un altro risultato, con una squadra del genere non essere riusciti ad avere la meglio di Svezia e Danimarca, e aver dovuto sudare sette camicie per vincere contro la Bulgaria, significa che la responsabilità principale della disfatta è stata nostra, e ancora, siamo sicuri che a parti invertite ci saremmo comportati diversamente? Forse sì, forse no.
Fatto sta che quell’Europeo e quella partita tra Svezia e Danimarca rimarranno per sempre una ferita aperta e anche tra diversi anni, quando qualcuno evocherà lo spettro di un “biscotto” tra due squadre, la mente non potrà che correre indietro nel tempo fino a quel maledetto 22 giugno 2004.