Marcos Cafù è il più grande numero 2 di sempre

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    Quando si pensa ad un undici ideale, e si sceglie di schierare una difesa a quattro, è impossibile non mettere Marcos Cafù come terzino destro

    Erano gli anni d’oro del grande São Paulo di mister Telé Santana, quello dei Raì e dei Toninho Cerezo, quello del giovane Rogerio Ceni, dell’ex attaccante del Torino Müller e dell’ex Milan Leonardo. Una squadra fortissima, capace di vincere in tre anni oltre che un campionato brasiliano e due campionati Paulista, anche due Cope Libertadores e due Coppe Intercontinentali (record per una brasiliana detenuto insieme al Santos), una vinta sul grande Milan di Fabio Capello. Una squadra che come terzino destro, ala o attaccante, in base a dove serviva, schierava un giovane formatosi proprio nelle giovanili del Tricolor, quel Marcos Evangelista de Moraes chiamato da tutti Cafù e destinato a diventare uno dei più vincenti calciatori della storia.

    Un giocatore che nella prima squadra del San Paolo si è creato il suo spazio piano piano, grazie all’esplosività, alla tecnica e alla duttilità: una sorta di tuttofare, una vera forza della natura.

    Nel 1992, giocando quasi sempre nei quattro di difesa, segna 5 gol, nel 1993 invece, impiegato spesso in posizioni più avanzate, segna la bellezza di venti gol, risultando addirittura il capocannoniere della squadra.

    Un exploit che gli vale il premio di calciatore sudamericano dell’anno e la convocazione ai mondiali di USA ’94, dove si toglierà la soddisfazione di giocare la finale e vincere la tanto ambita coppa dorata.

    Su e giù per la fascia, con forza e classe, e trovando spesso la via del gol: “la perfezione” scrivono i giornali brasiliani, la sua sembra una corsa inarrestabile verso il grande calcio europeo.

    A 24 anni sembra quindi pronto per l’approdo in un top team del vecchio continente, ma invece a spuntarla è inaspettatamente un club di media classifica spagnola, il Real Saragozza.

    In Spagna, pur portando a casa una Coppa delle Coppe, non troverà molto spazio e, dopo un solo anno, farà ritorno incredibilmente in Brasile.

    Retromarcia che sembra “bollarlo” e che solleverà non poche polemiche in patria, visto che si andrà a legare ad uno dei rivali storici del San Paolo, il Palmeiras, attraverso un astuto raggiro di una clausola che vietava il suo ritorno in un grande club paulista.

    Con il Verdão, guidato da Wanderlei Luxemburgo, vince proprio un campionato Paulista sulla sua ex squadra, prima di ritentare l’esperienza europea nel 1997.

    Stavolta è l’Italia a chiamare il ventisettenne terzino, la Roma più precisamente, consigliata dal suo ex campione Paulo Roberto Falcao: è l’inizio di una nuova seconda carriera calcistica.

    Con i giallorossi rimarrà fino alla stagione 2002-03, vincendo lo storico scudetto del 2001 e la successiva Supercoppa italiana e affermandosi come uno dei migliori terzini al mondo.

    Nel frattempo in nazionale il mondo lo ha letteralmente conquistato, perché nel 2002, Cafù alzerà al cielo da capitano la quinta Coppa del Mondo della storia del Brasile, la sua seconda personale dopo aver vinto quella del 1994. In realtà sarebbero potute essere tre, se non fosse stato per quel misterioso malore che mise ko nel 1998 il più forte calciatore del momento, Ronaldo il fenomeno. Chissà, forse non l’avrebbe vinta lo stesso, certo è che Marcos Cafù e comunque ad oggi, l’unico calciatore della storia del calcio ad aver disputato tre finali di Coppa del Mondo (1994, 1998, 2002); con venti partite giocate, è il giocatore con più presenze in una fase finale della Coppa del mondo; con 142 gare disputate, è primatista di presenze nella storia della Seleçao.

    Nel 2003, ormai trentatreenne, si trasferisce al Milan con l’idea di far rifiatare i titolari: si prenderà invece la fascia destra, vincendo subito il suo secondo scudetto italiano. Contro ogni pronostico giocherà nel Milan per cinque stagioni, fino ai trentotto anni, vincendo anche una Champions League e un mondiale per club, e arrivando a toccare quota 27 titoli vinti in diciotto anni di carriera.

    Negli anni rossoneri poi, ha formato con Paolo Maldini, Alessandro Nesta e Jaap Stam una delle difese più forti della storia del calcio, come conferma Ruud van Nistelrooy, leggenda del Manchester United e uno dei galacticos del Real Madrid in un’intervista alla UEFA.

    «La difesa più forte mai affrontata? Ricordo una sfida di Champions League contro il Milan, che in difesa schierava Cafù, Paolo Maldini, Alessandro Nesta e Jaap Stam. Incredibile! Era praticamente impossibile passare…».

    Ecco, ciò che lo inserisce di diritto nel novero delle leggende oltre alle sue infinite vittorie, è il fatto che tantissimi ex campioni, compagni o avversari, lo considerino il terzino destro più forte di sempre, inserendolo nella loro top XI ideale. Da Ronaldo il fenomeno a Ronaldinho, da Steven Gerrard a Francesco Totti, passando per Kakà, Mbappé, Neymar, Vieri, Rivaldo, Rio Ferdinand e tantissimi altri ancora: sulla fascia destra, con il numero 2, c’è sempre lui: Marcos “Pendolino” Cafù.