È il miglior marcatore della storia della nazionale tedesca, è il miglior marcatore della storia dei mondiali, è l’unico insieme a Thomas Muller ad aver segnato almeno cinque gol in due edizioni consecutive della Coppa del mondo, in carriera ha segnato la bellezza di 339 reti tra club e Germania, eppure è stato uno dei più umili calciatori mai visti dentro e fuori dal campo.
Edi Reja, suo allenatore alla Lazio, dirà:«Miro è un fuoriclasse, al di là del record dei gol segnati nei Mondiali con la Germania. Un atleta da studiare nelle scuole calcio per senso tattico, comportamento, educazione e umiltà». Sì, perché è questo che più è risaltato nella strepitosa carriera di Miroslav Josef Klose: una grande persona, prima che uno straordinario campione.
È nato ad Opole, cittadina che per tanti anni ha fatto parte del regno di Prussia, fino a quando, al termine della seconda guerra mondiale, non passò ufficialmente alla Polonia. Passa i primi otto anni della sua vita in terra polacca, prima di trasferirsi in quello che i genitori (appartenente alla minoranza tedesca in Polonia) ritenevano il loro vero paese, la Germania.
Ed è proprio in terra tedesca che inizia la scalata alla leggenda.
Gli esordi all’Homburg, squadra di Regionalliga (l’attuale quarta serie), prima di essere scoperto e acquistato dal Kaiserslautern, club con il quale esordirà e realizzerà le sue prime reti in Bundesliga.
L’exploit avviene alla terza stagione, dove realizza 16 gol, guadagnandosi la convocazione ai mondiali di Corea e Giappone 2002 dove, anche grazie ai 5 gol messi a segno, inizia ad attirare su di sé le attenzioni dei più ambiziosi club tedeschi di quegli anni. Uno di questi è il Werder Brema che vince la Meisterschale nel 2003-04 e nella stessa estate si regala proprio Miro per cinque milioni di euro.
Al Werder esordirà in Champions League, arriverà a giocarsi il campionato con il Bayern Monaco (classificandosi poi al secondo posto) e si toglierà la grande soddisfazione di vincere la classifica dei marcatori 2005-06 con 25 reti: Klose è, a detta di tutti, in quel momento il più forte attaccante tedesco in circolazione.
Arriva la convocazione alla sua seconda Coppa del mondo, quello giocato in casa, quello dell’eliminazione in semifinale contro l’Italia (è sempre cosa buona e giusta ricordarlo), dove Miro segna altri cinque gol, diventando il primo calciatore a segnare almeno cinque gol in due edizione consecutive (sarà poi raggiunto dal connazionale Muller qualche anno dopo).
Gli occhi dei più grandi club europei piombano in automatico su di lui e il Werder Brema deve fare i salti mortali per tenerlo ancora un altro anno. Ci riuscirà, ma l’estate seguente sarà quella buona per spiccare finalmente il volo: il Bayern Monaco se lo porta in Baviera per quindici milioni di euro.
In quella stessa sessione di mercato nel club più titolato di Germania arriva anche Luca Toni: insieme i due formano una coppia strabiliante per la Bundesliga.
Vincerà il suo primo titolo, poi ne vincerà un altro, ma con l’arrivo in panchina di Louis Van Gaal (come spesso è accaduto in quasi ogni squadra dove è approdato l’olandese) molti decidono di lasciare il club a causa del carattere burbero del tecnico. Nel primo anno è subito il momento di Toni e Lucio, che non si sono presi sin dal primo giorno, l’estate seguente sarà il tempo di Klose, che con quell’umiltà che lo ha sempre contraddistinto per tutta la carriera, alla fine della sua terza stagione in biancorosso ringrazia tutti, compreso il tecnico, e saluta il club.
A 33 anni in molti pensano che l’attaccante miri ormai ad un campionato dove potersi rilassare, divertire e guadagnare tanto, magari negli Emirati o negli Stati Uniti. Non sarebbe né il primo né l’ultimo d’altronde a fare tale scelta.
Invece sorprende tutti e sceglie la Lazio: vuole potersi giocare le carte per la prossima Coppa del mondo, quello di Brasile 2014, sarebbe il suo quarto campionato mondiale e avrebbe la possibilità di battere un record incredibile: quello di miglior marcatore della storia. Boccone troppo appetitoso.
Alla Lazio segna tanto e la convocazione in nazionale non è mai a rischio. Partecipa quindi alla rassegna brasiliana e dopo 120 secondi dal suo ingresso in campo nella gara contro il Ghana realizza il suo 15º gol mondiale, che gli permette di eguagliare il record detenuto da Ronaldo il fenomeno.
In semifinale, nello storico “cappotto” ai brasiliani, Klose segna uno dei sette gol tedeschi, superando R9 e diventando così il miglior marcatore di sempre.
A fine gara dirà emozionato: “Non riesco nemmeno a rendermi conto di quello che è successo…». Quella fu la sua ultima partita con la maglia della Germania, non poteva lasciare in maniera migliore.
Adesso, dopo aver appeso le scarpe al chiodo (emozionante il Klose-Day organizzato all’Olimpico il 15 maggio 2016, dove segnerà il suo 63º ed ultimo gol in biancoceleste), allena le giovanili del Bayern Monaco; il suo intento è quello di crescere e formare i giovani a diventare ottimi professionisti ma soprattutto uomini nella vita…
E chi meglio di lui.