“È in tee shirt verde firmata Ralph Lauren, pantaloni neri elasticizzati di Dolce e Gabbana e ha ai piedi un paio di sandali francescani. Ha al collo un enorme catena d’oro con un medaglione dove sono incise a caratteri cubitali la Z e la L: le iniziali di Zé Love”.
Così si apre l’articolo di una delle sue prime interviste in Italia, affidate al quotidiano “La Repubblica” nell’ormai lontana estate del 2011, periodo in cui l’attaccante brasiliano sbarca nel nostro paese, acquistato dal Genoa del presidente Preziosi.
Già dal look si potrebbe intuire che José Eduardo Bischofe de Almeida, per tutti Zé Eduardo e per qualcuno in patria Zé Love, non è un personaggio di quelli che si incontrano tutti i giorni e la sua storia non fa altro che confermarlo.
L’approdo di Zé Eduardo nel nostro paese è caratterizzato da molta curiosità ed interesse, in quanto l’attaccante è reduce da una stagione trionfale in Brasile, dove con la maglia del Santos ha appena vinto la Copa Libertadores, dopo aver sollevato precedentemente il Campionato Paulista, per due volte, e la Coppa nazionale.
Quel Santos è una squadra stellare, composta da giocatori che di lì a qualche anno diventeranno elementi di spicco in alcuni dei club più prestigiosi a livello europeo; ci sono, ad esempio, Alex Sandro, Danilo e Felipe Anderson, c’è Paulo Henrique detto “Ganso”, di cui si dice un gran bene ma soprattutto c’è Neymar, il cui futuro da fenomeno mondiale sembra già scritto nelle stelle. Dal Manchester City, in prestito, arriva persino Robinho, uno che ha già alle spalle, oltre all’esperienza in Premier League, tre stagioni al Real Madrid.
Con il senno di poi si potrebbe pensare che l’apporto di Zé Eduardo ai successi di quel Santos sia stato del tutto marginale eppure, andando a vedere i numeri e le prestazioni, non è stato affatto così.
Zé Love, chiamato così dai tempi in cui ha esordito nel Palmeiras, in quanto i tifosi dovevano trovare qualcuno a cui affibbiare il nome “Love” dopo la partenza del ben più celebre Vágner in direzione Mosca, è stato protagonista assoluto in maglia Santos, totalizzando 26 reti in 81 incontri disputati.
Ecco perché il suo approdo in Italia è accolto con un certo interesse e non sono pochi quelli che ritengono che il presidente rossoblù abbia scelto il compagno d’attacco perfetto per Rodrigo Palacio.
L’esperienza di Zé Eduardo in suolo italico comincia però con il piede sbagliato, non tanto per colpa sua quanto perché una serie di guai fisici lo tiene lontano dai campi di gioco fino a dicembre in occasione di un Genoa Milan, partita che segna il suo esordio nel nostro campionato.
Anche dopo aver rotto il ghiaccio, però, le cose non sembrano andare meglio e nel prosieguo della stagione il suo impiego raramente supera i 30 minuti e non riesce a lasciare il segno in alcun modo.
In tutto scende in campo 9 volte senza mai trovare la via del gol, non un bellissimo viatico per quello che sarebbe dovuto essere un attaccante di razza, cresciuto con il mito del Fenomeno Ronaldo.
Al termine della stagione la sua avventura in Italia sembra già irrimediabilmente segnata ma improvvisamente si spalanca un’opportunità incredibile, quella di approdare al Milan. Certo, non sono i rossoneri di qualche anno prima, ma è pur sempre una delle squadre più prestigiose del mondo a cui è impossibile dire di no, soprattutto date le premesse. La contingenza che fa sì che il Milan sia alla ricerca di un attaccante è data dal fatto che il titolare del ruolo, Alexandre Pato, è più fragile di un bicchiere di cristallo e già all’inizio della preparazione estiva subisce un infortunio muscolare, l’ennesimo di una lunga serie.
Le alternative sono due: Bojan Krkiç o Zé Eduardo. Il primo è apertamente il preferito dalla dirigenza rossonera ma, in caso di diniego da parte del giocatore spagnolo, bisogna aver pronto un secondo nome, che in questo caso è proprio quello del brasiliano.
Massimiliano Allegri però non sembra convintissimo riguardo a Zé Eduardo e paventa la possibilità di sottoporre il giocatore ad un provino prima di un eventuale tesseramento.
Dal canto suo Zé Love non gradisce né il fatto di essere la ruota di scorta di Bojan Krkiç né tantomeno di doversi sottoporre ad un provino, neanche fosse un ragazzino alle prime armi.
“Ho vinto una Copa Libertadores e due campionati, non faccio provini”, queste sarebbero state le parole pronunciate da Zé Eduardo alla dirigenza rossonera, che non si strugge più di tanto nell’opera di convincimento.
Dal possibile approdo al Milan al trasferimento in prestito al Siena il passo è molto breve, ed infatti il brasiliano si trasferisce in Toscana. Serse Cosmi gli concede abbastanza spazio ma l’unico gol con cui il brasiliano lo ripaga arriva su rigore alla seconda giornata, poi il buio. Quando Beppe Iachini subentra al tecnico perugino, Zé Eduardo non viene più preso in considerazione nemmeno per la panchina.
A fine prestito rientra al Genoa ma è chiaro che per lui non c’è più spazio, ammesso ce ne sia mai stato. Il suo utilizzo allegro del social con il simbolo dell’uccellino fa il resto ed il giocatore viene rispedito in prestito, questa volta al Coritiba.
Anche questa esperienza non è indimenticabile a finita la stagione torna al Genoa, in quanto la società continua ad essere proprietaria del suo cartellino fino al 2015, anno in cui avviene la rescissione del contratto.
Da questo momento in poi Zé Love comincia il suo peregrinare di squadra in squadra, passando dalla Cina in Brasile per finire successivamente negli Emirati Arabi per poi tornare nuovamente in patria.
Non sono passati nemmeno 10 anni da quando ha vinto tutto con il Santos ma ormai quei ricordi sembrano lontani anni luce, sbiaditi nel tempo e nella memoria. Zé Love non si è ancora ufficialmente ritirato, la sua ultima esperienza certificata è quella del 2019 con il Brasiliense, squadra impegnata nelle serie minori brasiliane, ma nessuno ha la benché minima speranza che possa ancora combinare qualcosa. I treni vanno saputi prendere al momento opportuno ed il momento, per quel ragazzo che si affacciava al nostro campionato in sandali da frate e medaglione al collo, sembra decisamente passato.