“Da bambino non guardavo i cartoni animati. Ero troppo impegnato a sognare di giocare per il Newcastle.”
Parola di Alan Shearer da Gosforth, periferia di Newcastle upon Tyne, nord dell’Inghilterra. Quel Newcastle che a 16 lo scarterà: non lo riterrà adatto a diventare un grande attaccante. Lo riacquisterà undici anni dopo a 15 milioni di sterline…
Questa è la storia di uno dei centravanti più forti del calcio inglese di tutti i tempi. Il classico numero 9: esuberanza fisica, tiro potente e preciso, senso del gol. Un attaccante da 410 gol in carriera tra squadre di club e nazionale. Numeri da brividi.
Alan Shearer ha dedicato la sua intera carriera a tre squadre non proprio gloriose per storia e palmares: Southampton, Blackburn e soprattutto il suo Newcastle, dove è nato e dove ha chiuso la carriera.
In carriera, Alan ha siglato ben 260 gol in Premier League (ne è anche il miglior marcatore della storia), 44 tra Fa Cup e Community Shield, 32 nelle Coppe europee e 30 con l’Inghilterra. Tante le reti segnate, soprattutto con quel colpo di testa, una delle sue armi migliori, che gli ha permesso di segnare 46 gol in campionato (secondo solo a un altro grande ariete come Peter Crouch, più alto però di 18 cm).
Gli anni di Blackburn in coppia con il suo gemello Chris Sutton poi, sono stati sicuramente i migliori in carriera per Shearer: quattro stagioni dove, salvo la prima in cui segnerà 16 gol ma solo in 21 partite disputate, nelle restanti tre realizzerà più di trenta reti ogni volta… impressionante.
31 gol nel 1993-94 (con il Blackburn che inizia a prendere le misure arrivando secondo in classifica dietro al Manchester United), 34 nel 1994-95 (anno della storica e indimenticabile vittoria del titolo dei Rovers dopo ottantuno anni di attesa) e 31 nel 1995-96, suo ultimo anno in biancoblu, prima di far ritorno a casa, nella città in cui è nato e in quella squadra del cuore dove però non ha mai giocato, per cui tifano papà e nonno, e dove sogna sin da bambino di poter vincere quel titolo che manca al club dal lontano 1927: il Newcastle.
Sarebbe fantastico, romantico e forse irripetibile nel calcio moderno poter vincere due titoli con club non di prima fascia come Blackburn e Newcastle (anche se entrambi i club in quegli anni avevano grandi disponibilità economiche, per dover di cronaca bisogna ricordarlo), soprattutto se una delle due è la tua squadra del cuore.
Quel titolo con il Blackburn però, rimarrà l’unico trofeo vinto in carriera.
Nella contea di Tyne and Wear vi rimarrà per tutto il resto della sua carriera, nonostante il forte pressing di tanti club europei più blasonati. Sapeva che sarebbe stata dura vincere rimanendo lì, ma non gli è importato: era troppo attaccato alla sua terra, alla sua squadra del cuore. La sua Newcastle per lui era troppo bella:
«Mi ha chiamato Ferguson al telefono ma la telefonata è durata appena cinque minuti, poi mi hanno contattato anche altri grandi club che ringrazio. Ma non me ne andrò mai. Amo questa città. La mia vita è qui».
Uno degli ultimi romantici, che nel pieno della sua carriera poteva scegliere di andare dove forse avrebbe avuto gloria, soldi e vittorie, come per esempio al Manchester United del suo grande estimatore SIR Alex Ferguson, o alla Juventus (l’avvocato Agnelli all’epoca, con la sua solita ironia, disse: “Se gli piacciono le maglie bianconere del Newcastle, noi ne abbiamo di più belle”), ma che ha preferito scegliere l’amore l’incondizionato per il suo club e per la sua città.
«Con il Newcastle non ho vinto alcun trofeo importante è vero. Però, quello che io ho ottenuto qui è stato inestimabile: la possibilità di indossare la maglia bianconera numero nove, la fascia da capitano e l’amore della gente. Il denaro e i successi non avrebbero potuto comprare questo tipo di piacere e orgoglio…».
Alan Shearer Junior, la leggenda di Saint James’Park: perché a volte non c’è bisogno di vincere trofei per essere i più forti.