Il mondo del calcio saluta Gigi Simoni, allenatore sempre garbato e dal volto buono: una figura importante per il calcio italiano, con il punto più alto raggiunto in quella finale di Coppa Uefa, vinta sulla panchina dell’Inter nella prima stagione italiana di Ronaldo.
Simoni se ne va nel giorno in cui l’Inter celebra il suo traguardo più importante, proprio quell’Inter che segnò il punto più alto della sua carriera in quella stagione 1997 / 1998, quando alla sua prima annata nerazzurra riuscì a conquistare la Coppa Uefa e la panchina d’oro.
Fu proprio il tecnico di Crevalcore a guidare e instradare Ronaldo il Fenomeno, anche lui esordiente al primo anno in nerazzurro: un rapporto speciale tra i due, come spesso ha ricordato lo stesso brasiliano negli anni a venire.
Il suo secondo anno sulla panchina interista terminerà poi con un esonero a stagione in corso dopo 73 presenze e una media di 2 punti a partita, ma il suo nome resterà negli archivi della società milanese tra coloro che hanno aggiunto al palmares un trofeo europeo.
Una carriera importante, spesso sottovalutata: ben sette i salti di categoria ottenuti in Serie A e una in Serie C1, che gli sono valsi l’appellativo di ‘specialista in promozioni’. I primi passi da allenatore nel Genoa, poi le avventure al Pisa, alla Lazio, all’Empoli, al Cosenza, alla Carrarese e alla Cremonese, dove segna una delle pagine più importanti della sua storia.
Poi il breve ritorno al Napoli, dove da giocatore aveva conquistato una Coppa Italia, prima della grande occasione all’Inter, pienamente sfruttata al primo anno. Seguiranno poi i trasferimenti al Piacenza, al Torino e alla CSKA Sofia, unica parentesi straniera di una carriera quasi interamente spesa all’interno dei confini nazionali.
Fu l’Ancona a riportarlo in Italia e proprio nel capoluogo marchigiano conquistò l’ennesima promozione in Serie A. Dopo le altrettanto brevi avventure al Siena e alla Lucchese chiuse la carriera da allenatore al Gubbio, prima di vestire i panni del dirigente prima nella città umbra e poi a Cremona, dove aveva lasciato un segno indelebile e dove diventò successivamente anche presidente.