Una delle storie di amore paterno che si è instaurato fra un allenatore ed un suo calciatore più idilliache del nostro calcio è sicuramente quella fra Carlo Mazzone e Roberto Baggio. Il passaggio del ‘Divin Codino’ a Brescia ha lasciato nei lombardi un segno indelebile.
L’iconico allenatore romano ha creato con il protagonista indiscusso dei mondiali del 1994 in USA un rapporto straordinario, che si è tradotto quasi in maniera inevitabile nelle grandi prestazioni di Baggio con le ‘Rondinelle’. Mazzone ha voluto ricordare com’è nata l’idea di portare il ‘divin codino’ a Brescia e come ha fatto a realizzarla. Per farlo ha usato un post sul suo profilo ‘Instagram’, niente male per un 82enne.
Nel post di Mazzone, però, l’accenno a due allenatori molto importanti dell’epoca che avrebbero a suo dire ‘fatto terra bruciata’ attorno ad un campione come Roberto Baggio non passa inosservato. Le parole dell’ex allenatore del Brescia spiegherebbero come un calciatore soprannominato ‘Raffaello’ per la sua capacità di tirare fuori l’arte da un pallone di cuoio abbia finito la propria carriera in una squadra la cui ambizione era quella di non retrocedere.
La sconfinata stima di Mazzone per Baggio lo porta ha scontrarsi con quegli allenatori che, invece, non vedevano più di buon occhio una figura ingombrante come il fantasista cresciuto nel Lanerossi Vicenza. Il pallone d’oro del 1993, con il suo smisurato talento, accentrava tutte le attenzioni su di sé e per alcuni allenatori diventa un problema magari per l’equilibrio della squadra oppure per la voglia narcisistica di essere loro al centro della scena.