Due anni senza Champions League (e tutte le competizioni europee) e 30 milioni di multa: pugno duro nell’UEFA nei confronti del Manchester City, punito per aver gonfiato gli accordi economici relativi alle sponsorizzazioni nel quadriennio che va dal 2012 al 2016.
Pena esemplare per il club inglese che rischia anche di subire una forte penalizzazione in Premier League: secondo quanto riportato da ‘Independent’, infatti, la violazione del Financial Fair Play rappresenta, allo stesso tempo, anche la violazione del regolamento interno della competizione.
Il problema si presenta in quanto ogni club è obbligato a fornire informazioni veritiere per ottenere una licenza della Premier e questi dati devono corrispondere a quelli consegnati all’UEFA.
A differenza della sentenza emessa dal massimo organo calcistico europeo, l’eventuale penalizzazione non sarebbe una decisione rivedibile in sede di appello. Questa detrazione di punti non influirebbe comunque sulla corsa per la vittoria finale (il Liverpool è lontano 22 lunghezze) ma pregiudicherebbe in maniera importante il raggiungimento di un posto Champions, che potrebbe tornare utile qualora l’UEFA decidesse di sospendere la pena in un secondo momento.
Zero rischi anche per quanto riguarda una retrocessione in Championship, eventualità non prevista in casi del genere dalla Premier League, a differenza della Football League che regola le altre serie minori e prevede che un club debba ripartire addirittura dalla League Two, la quarta divisione del calcio inglese.
Il Manchester City ha comunque annunciato che farà ricorso al TAS per far valere le sue ragioni, anche se una penalizzazione in campionato sarebbe un bastone fra le ruote alle massime ambizioni della squadra che rischia di perdere uno dopo l’altro i suoi uomini migliori, da Guardiola ad Agüero. I tifosi ‘Citizens’ tremano.