Serviva un miracolo per evitare la retrocessione. Troppo difficile, però, e di fatto non arrivato. Alla fine, dopo aver sperato nella ripresa del campionato per evitare la retrocessione senza giocare, l’Espanyol deve comunque accettare la caduta nella seconda serie. Tra l’altro arrivata nel Derby contro il Barcellona.
In un match ovviamente teso per le possibilità in ballo, con due espulsi, uno per parte, nella ripresa, l’Espanyol ha provato in tutti i modi a vincere e prolungare la possibilità di rimanere nella Liga, nonostante anche in questo turno sarebbe potuta arrivare la retrocessione in Segunda.
Alla fine ci ha pensato Suarez a mandare giù l’Espanyol e regalare nuove speranze al Barcellona in chiave Liga, visto il punto di distanza da un Real Madrid che deve però ancora scendere in campo. L’altra squadra cittadina, invece, retrocede da, per ora, fanalino di coda, a -11 dal quartultimo posto con soli 9 a disposizione.
Una retrocessione storica, visto e considerando come solamente Barcellona, Real Madrid e Athletic Bilbao abbiano giocato più campionati in Liga: l’Espanyol era a 85 (le altre a 89) alla pari del Valencia. I Pipistrelli potranno salire a 86 come quarta squadra più presente nel 2020/2021.
L’Espanyol invece dovrà rinascere, dopo aver avuto in squadra diversi campioni, ma tutti a inizio carriera, che non hanno mai portato la squadra catalana a lottare seriamente per grossi traguardi nelle ultime stagioni: la Coppa del Re vinta nel 2006 era arrivata, per dire, a fronte del 15esimo posto in campionato.
Nel 1993 l’ultima retrocessione: dopo alcuni anni nella parte sinistra della classifica la caduta inesorabile, fino al matematico passaggio in Segunda Division dell’8 luglio 2020. Una data a cui i tifosi, volenti o nolenti, si erano preparati nelle ultime settimane. Una data da cui ripartire.