C’è sempre un momento, nel mondo del calcio, nei mondo dei campioni o dei fuoriclasse, in cui gli aggettivi cominciano ad essere superflui. Anche perchè per trovarne di nuovi, oltre ad inventerne, servirebbe accedere ad altri idiomi e lingue. Erving Haaland è un tornado, punto.
E’ nato a Leeds, Haaland, non proprio Saturno. Ma sembra alieno, un classe 2000, di 19 anni, capace di segnare dieci reti in sette partite di Champions League, sia con il Salisburgo, sia con il Borussia Dortmund. La vittoria contro il PSG, doppietta, con un tiro al fulmicotone per il 2-1 e titolo di capocannoniere condiviso con Lewandowski.
Haaland corre per una serie incredibile di record, tra cui quella di possibile primo capocannoniere di Champions Under 20. Messi, ad esempio, riuscì ad ergersi come giocatore con più goal nella competizione a quasi 22 anni, il norvegese può riuscirci prima di compiere i venti.
Fanno 39 reti in stagione in 29 gare, ben oltre la media di un goal a gara. Con il Borussia Dortmund, una gara in Champions e due goal, ai quali si aggiungono gli otto (e un assist) nelle prime sei gare giocate in Bundesliga. Numeri alla Cristiano Ronaldo, alla Messi. Che alla sua età non erano certo quelli capaci di dominare il Pallone d’Oro.
Le dieci reti in sette gare in questa edizione di Champions rappresentano, ovviamente, un record: Haaland è stato quattro partite più rapido di qualsiasi altro giocatore nella storia della competizione. Tutti lo volevano, nessuno ha avuto la prontezza di strapparlo al Salisburgo. Rimpianto eterno.
Dove può arrivare Haaland? Certamente la forza del figlio d’arte dovrà essere dimostrata nel giro di diverse stagioni, ma quanto sta dimostrando l’ex Salisburgo non sembra portare ad un possibile stop nel futuro. E’ destinato a riscrivere la storia dei giovani nel calcio del nuovo millennio.