I tabù sono fatti per essere spazzati via e dimenticati, ma prima di spezzare una maledizione ci vuole del tempo. O non sarebbe tale. Chiedere a Maurizio Sarri, che con il Verona un rapporto a dir poco particolare. Diciamo difficile. Diciamo che gli rende e gli ha reso la vita calcistica da allenatore molto complicata.
Dopo l’esonero di più di un decennio fa a Verona e i playoff persi contro i gialloblù quando guidava l’Alessandria in Serie C, ora Sarri deve fare i conti anche con la sconfitta del Bentegodi sulla panchina della Juventus. Poteva scappare in attesa di Lazio e Inter, rischia di essere agganciato e avvicinato di un punto.
Non una fatal Verona per lui come in passato, ma una situazione sfavorevole dopo essere passato nella città del balcone, di Romeo e Giulietta, quello sì. All’andata, appena tre tiri nello specchio. Al ritorno, solamente tre tiri. Dejà-vù per la Juventus, che non ha mai fatto male come contro gli scaligeri in stagione.
Una Juventus sfilacciata e senza grosse idee, con un centrocampo deludente, un Higuain da tempo non in forma, salvata per un attimo solo da Cristiano Ronaldo, prima che la realtà delle cose venisse a galla rivelando la vera natura di una squadra non perfetta nell’ultimo periodo.
Il Verona ha dimostrato di essere una delle grandi sorprese del torneo con Bologna, Parma e Cagliari, ma stavolta si è superata, reggendo all’urto del gran goal di Cristiano Ronaldo, conspapevole di poter recuperare e ribaltare la gara in un match in cui aveva rischiato pochissimo.
Ha fermato la Lazio, il Verona di Juric, costruito per la sola salvezza ed ora in piena zona europea, lontana dalla Champions, ma non a distanza siderale. Una delle migliori difese del campionato contro cui la Juventus ha sbattuto. Contro cui ha sbattuto Sarri, ancora una volta. Tre tiri. Tre dispiacieri per il tecnico nella sua storia, contro il Verona. Appuntamento all’anno prossimo per capire se la sua complicata storia con i veneti si chiuderà qui.