31 maggio 2002: Francia-Senegal 0-1

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    La partita inaugurale di un Mondiale è sempre una partita diversa dalle altre; i riflettori si accendono sul palcoscenico del grande calcio, le luci della ribalta sono pronte per esaltare le gesta dei campioni che per un mese e più animeranno le giornate degli appassionati in giro per il globo.

    Da tradizione, la partita d’esordio di un campionato del Mondo è riservata quindi, generalmente, ai campioni in carica o ai padroni di casa. Da Germania 2006 in poi, la partita inaugurale ha visto in campo la nazionale ospitante, mentre, per il momento, Corea e Giappone 2002 è stato l’ultimo Mondiale che ha visto esordire nella prima partita i campioni in carica.

    E dimenticare quella partita, a dire il vero, è piuttosto difficile.

    La data è quella del 31 maggio 2002, uno di quei giorni in cui la primavera, almeno dalle nostre parti, comincia a lasciare il posto all’estate. A Seul, davanti a 45.000 spettatori, la Francia di Lemerre affronta il Senegal di Bruno Metsu, una delle squadre che, alla vigilia, sembrano destinate a fare solo presenza scenica e di colore, come spesso succede ai Mondiali. In quel girone ci sono anche Uruguay e Danimarca, squadre di grande tradizione, che, a rigor di logica, dovrebbero giocarsi il passaggio del turno con la Francia.

    Ma quel Senegal è destinato a un’impresa senza precedenti, a entrare nella storia e nella memoria collettiva, come una delle squadre più belle e romantiche della storia dei Mondiali.

    E lo farà proprio cominciando da quella partita di Seul.

    La Francia 4 anni prima ha vinto il Mondiale casalingo, e si presenta ai nastri di partenza della manifestazione iridata con stelle di primo piano: Thuram, Desailly, Vieira, Djorkaeff, Wiltord, Henry, Trezeguet.

    Dall’altra parte, i ragazzi del Senegal sono perlopiù degli sconosciuti. La stragrande maggioranza di loro gioca proprio in Francia, visto il legame a doppio filo tra il Paese africano e la terra francese. Sconosciuti, che però impareremo presto a conoscere bene.

    Tony Sylva tra i pali. Coly sulla fascia, Aliou Cissè, che oggi del Senegal è diventato commissario tecnico. Khalilou Fadiga. Papa Bouba Diop. E poi, lui, la star: El Hadji Diouf, 21 anni, capelli biondo platino e faccia irriverente.

    Bruno Metsu schiera il suo Senegal in un 4-5-1 prettamente difensivo. D’altronde, contro una squadra di fenomeni come quella, limitare i danni è l’imperativo categorico. Un solo obiettivo, recuperare palla e lanciare la palla a Diouf per la corsa. Dalle nostre parti si chiamerebbe: difesa e ripartenze.

    La Francia ci mette poco a capire che quella giornata sarà particolare, difficile. Il talento dei giocatori di Lemerre sembra quasi ovattato, spento dalla grinta e dai muscoli dei ragazzi del Senegal, che sembrano essere entrati in campo con l’obiettivo di voler dimostrare al mondo di essere assolutamente degni di quel palcoscenico.

    Eppure, al 22’ David Trezeguet va vicinissimo al gol del vantaggio: siluro da centro area, Sylva immobile, rumore del legno fortissimo. Forse, anche gli Dei del Calcio hanno deciso che quei ragazzotti vanno aiutati.

    Il minuto della storia, però, è il trentesimo del primo tempo. Diouf va via sulla sinistra, come una freccia. Mette in mezzo il pallone, e Bouba Diop si inserisce in mezzo all’area come il Gerrard dei tempi migliori. Ricordate quella storiella degli Dei del Calcio? Ecco, il centrocampista del Senegal calcia addosso a Barthez, ma il pallone gli torna magicamente tra i piedi. Il senegalese, da terra, riesce a toccarlo in qualche modo in porta.

    Francia zero, Senegal uno. Intorno alla bandierina del corner scoppia la festa, Bouba Diop mette a terra la sua maglia e i compagni ci danzano intorno. Il Senegal capisce che può farcela davvero, anche perché la Francia continua ad attaccare, ma senza mai trovare la porta.

    Anzi, è addirittura il Senegal a sfiorare il raddoppio, con una conclusione di Fadiga che si stampa sulla traversa della porta difesa da Barthez. Stessa identica sorte tocca al tiro a giro di Henry, con il legno che salva ancora una volta Sylva.

    In qualche modo, il Senegal riesce a resistere fino alla fine, fino al novantesimo, quando può scoppiare la festa, e che festa. Il 31 maggio 2002 diventa un giorno da ricordare, per tutto il popolo senegalese.

    L’avventura della squadra africana a quei Mondiali sarà indimenticabile, e finirà solo ai quarti di finale, contro la Turchia, stroncata da un amaro e crudele golden goal. Ma quella partita a Seul, quella magia contro la Francia, non potrà dimenticarla proprio nessuno.