Il ciclo di vittorie in campionato della Juventus è decisamente impressionante, soprattutto se si pensa a quando è iniziato, ovvero nell’annata 2011-2012 quando a risollevare le sorti bianconere è stato chiamato Antonio Conte.
Il tecnico salentino non era certo all’epoca il tecnico che conosciamo ora, almeno dal punto di vista del Palmares, dal momento che aveva allenato squadre di rango minore e quasi solamente in Serie B.
Si fantasticava, all’epoca, sul suo rivoluzionario 4-2-4, un modulo all’apparenza spregiudicato che necessitava di esterni di centrocampo dotati di qualità del tutto peculiari, in grado di arare la fascia garantendo spinta in fase propositiva e copertura alla difesa in fase di non possesso.
La Juventus, a differenza di ciò che accade nei giorni nostri e del glorioso passato, non poteva certo investire cifre astronomiche sul mercato e doveva accontentarsi delle occasioni che si presentavano, magari scommettendo su qualche giovane in rampa di lancio.
È proprio in quest’ottica che si inquadra l’arrivo a Torino di Eljero Elia, pagato 9 milioni di euro dopo le annate positive in Olanda, specialmente con la maglia del Twente che lo ha consacrato come “Talento olandese dell’anno” nell’ormai lontano 2009.
Eljero Elia è un calciatore olandese di origini surinamesi, una provenienza che lo accomuna a tutta una serie di illustri calciatori del passato, basti pensare a Seedorf, Gullit, Davids, Kluivert e moltissimi altri campioni dei quali i tifosi juventini sperano possa ripercorrere la carriera, seppur in un ruolo diverso.
A livello giovanile inizia a muovere i primi passi nell’ADO Den Haag prima di passare al più blasonato Ajax che però, dopo un paio d’anni, lo lascia partire senza troppi rimpianti per via del suo fisico, considerato troppo esile e gracile per la prima squadra.
Per esordire tra i grandi quindi fa ritorno al Den Haag e successivamente si trasferisce al Twente dove finalmente il suo talento, sul quale già si discettava da un po’, si palesa prepotentemente.
Elia è un funambolo con il pallone tra i piedi, innamorato della sfera come è normale che sia uno di quell’età con un bagaglio tecnico di valore assoluto, in grado di vedere anche la porta, come dimostrano i 14 gol complessivi realizzati nella sua seconda ed ultima stagione in maglia Twente.
Indubbiamente è ancora tutto da sgrezzare, soprattutto per quel che riguarda la disciplina tattica e la fase difensiva, due concetti che il giocatore non sembra nemmeno prendere in considerazione; d’altra parte, il campionato olandese offre molto spazio all’inventiva e all’estro individuale, meno imbrigliato tatticamente rispetto agli altri principali campionati europei.
Dopo le ottime prestazioni in patria, entra nel giro della Nazionale e nel 2010 prende parte alla spedizione che partecipa ai Mondiali in Sudafrica, conclusi con i tulipani sconfitti solo in finale dalla Spagna. Non è un titolare ma spesso, come in occasione della finale, entra a partita in corso e riesce a cambiare il ritmo alla partita con le sue improvvise accelerazioni e la sua abilità nel saltare il diretto avversario. Nel frattempo il suo club non è più il Twente bensì l’Amburgo, squadra in cui è attesa la sua definitiva consacrazione che invece tarda ad arrivare.
Quando lo acquista la Juventus Eljero Elia ha già 24 anni e non si può certo considerare uno di primo pelo, nonostante la sua esperienza per quel che riguarda il club sia confinata all’Olanda.
La Serie A, sebbene sia in un periodo di declino piuttosto evidente se paragonata anche solo a 10 anni prima, è un banco di prova importante e Antonio Conte si dimostra fin da subito un allenatore troppo esigente per quel che sono le possibilità del giocatore.
Come abbiamo già ricordato è vero che per il gioco di Conte sono fondamentali gli esterni, adesso come allora, ma è altrettanto vero che a questi interpreti sono richiesti compiti tattici peculiari, in fase difensiva più ancora che in quella offensiva. Da questo punto di vista il funambolo olandese sembra ancora decisamente indietro e Conte, uno che vive con il perenne assillo della vittoria, non può certo permettersi di farlo giocare aspettando che cresca e che impari ciò che gli chiede.
Come potete ben immaginare, dopo qualche presenza sparuta, il calciatore finisce completamente fuori dai radar del tecnico e ai margini della squadra, un vero e proprio corpo estraneo.
“Il tecnico non mi ha mai parlato. Non mi ha rivolto nemmeno una parola durante l’anno. Mi ha completamente ignorato. Non ho mai avuto un’esperienza così brutta, così frustrante.” – E.Elia
A fine anno è il tecnico ad avere ragione in quanto i bianconeri festeggiano lo Scudetto mentre al giocatore è persino negato il premio per la vittoria finale, consistente in una Ferrari o in un bonus da 200.000 Euro. Pare infatti che il club, per consentire al calciatore di trasferirsi al Werder Brema, gli abbia chiesto di rinunciare a questi “bonus” e, suo malgrado, Elia accetta.
In Germania le cose non vanno molto meglio: nei due anni e mezzo passati al Werder gioca con maggior continuità ma i numeri non sono certo quelli di uno che fa la differenza. Non fa la differenza nemmeno in Premier League, al Southampton, perché quello inglese sembra un campionato decisamente fuori dalle sue corde, anche e soprattutto da un punto di vista fisico.
Si riprende invece in patria dove fa ritorno nel 2015 per accasarsi al Feyenoord, squadra con cui mette insieme poco meno di 70 presenze in due stagioni, condite da 18 reti.
Il periodo propizio prosegue, almeno in parte, anche in Turchia dove si trasferisce nel 2017 per vestire la maglia dell’Istanbul Basaksehir, squadra che si sta imponendo negli ultimi anni ai vertici del calcio turco anche grazie all’acquisto di calciatori, spesso a fine carriera, che hanno militato nei principali campionati europei.
Eljero Elia riconquista anche la maglia della Nazionale con la quale fa una breve apparizione nel 2018, sostituendo un compagno in occasione di una amichevole contro la Slovacchia.
Pur essendo ancora in attività, all’alba dei 33 anni si può comunque fare un bilancio della sua carriera, che ormai difficilmente riserverà grossi colpi di scena; se è vero che il suo viaggio nel mondo del calcio è stato comunque segnato in maniera indelebile dall’esperienza negativa italiana è altrettanto vero che, nel complesso, Eljero Elia non è stato un pessimo giocatore, quanto più un onesto mestierante, come in fin dei conti ce ne sono diversi nel mondo del pallone.
Certo, quando come nel suo caso le aspettative sono molto alte anche le delusioni che ne derivano sono maggiori ma questo, come si suole dire, fa parte del gioco.