Strapotere assoluto, performance dominante: la storia e i numeri spaventosi di capitan Cannavaro di quell’indelebile Coppa del Mondo.
“CANNAVARO 10 – Unico, irriverente, implacabile. Ha comandato la difesa sempre con il sorriso sulle labbra, anche quando il gioco si è fatto duro e difficile contro la Francia. In assoluto il migliore del Mondiale; da Pallone d’Oro e oltre. Ma è un difensore, un operaio con il frac. Come per Paolo Maldini resterà un sogno…”
Titolava così la Gazzetta dello sport il giorno dopo la vittoria del mondiale tedesco e, probabilmente, era il pensiero di tutti gli italiani. Pensiero condiviso sia per la valutazione post mondiale, sia per quanto riguarda il Pallone d’Oro: nessuno, incluso il giornale rosa, credeva all’assegnazione del famoso premio ad un difensore, seppur fosse il supremo Cannavaro di quell’indimenticabile estate tedesca.
Beh, si sbagliava, ci sbagliavamo tutti. A dicembre il capitano azzurro si aggiudicherà sia il tanto ambito e prestigioso Pallone d’Oro, primo e unico difensore italiano a vincerlo nella storia, sia il FIFA World Player (i due premi erano ancora divisi). E se con la vittoria del Pallone d’Oro, premio assegnato a cadenza annuale dal celebre giornale transalpino “France Football”, diventerà il terzo difensore nella storia a portarselo a casa dopo i tedeschi Franz Beckenbauer e Matthias Sammer, con la vittoria del FWP invece diventa in assoluto il primo difensore della storia premiato con il voto di colleghi calciatori e tecnici.
Basterebbero questi due importanti premi individuali per dimostrare che, quella, è stata la sua coppa del mondo. Ma no, non basta. Non basta a rendere il giusto merito al dominante e preponderante percorso mondiale del difensore italiano, poiché i suoi “numeri”, i numeri di Fabio Cannavaro nella Coppa del mondo 2006, sono impressionanti.
Il capitano azzurro è stato il giocatore ad effettuare più respinte difensive (65) nel corso del Mondiale 2006, con la media di 9,3 a partita: per dare ancor di più l’idea della portata della statistica, aggiungiamo che nella storia dei campionati mondiali dal 1966 ad oggi, solo l’inglese Des Walker ad Italia ’90 (71 respinte) ha fatto meglio in una singola edizione della competizione. Per di più, il difensore napoletano ha effettuato la bellezza di 28 intercetti, più di qualsiasi altro giocatore della rassegna iridata tedesca. Oltre a ciò, è stato poi l’unico giocatore di movimento ad aver disputato tutti i minuti a disposizione tra tempi regolamentari e supplementari (690) assieme al tedesco Philipp Lahm (che a differenza del capitano azzurro però non ha giocato la finalissima, bensì quella per il terzo posto, è bene sottolinearlo orgogliosamente).
Chiusure, anticipi, tackle, presenza, prepotenza atletica più quella leadership sovrastante, abbinata ad una serenità quasi disarmante nel comandare una difesa che non prese praticamente mai gol su azione dall’avversario, se non con lo sfortunato autogol di Zaccardo nel girone contro gli Stati Uniti, e con il rigore concesso alla Francia nella finale di Berlino.
Il C.T. Marcello Lippi poi stravedeva per lui, aveva piena fiducia nel suo capitano, tanto da rischiare due cambi offensivi in un momento decisivo della semifinale contro la Germania padrone di casa, dove il tecnico viareggino inserì sullo 0-0 prima Iaquinta per Camoranesi, poi addirittura Del Piero per Perrotta. Quando a posteriori gli chiesero il perché di queste scelte “coraggiose”, rispose:
“Ne avrei messi pure altri di attaccanti, ma avevo finito i cambi. Con un Cannavaro così non ci avrebbero mai segnato…”.
Risposta più convincente non poteva trovare. Quello stesso Marcello Lippi che, guarda il destino, nell’estate del 1993, bloccò un suo trasferimento in prestito praticamente fatto all’Acireale, formazione neopromossa in serie B, lanciandolo poche settimane dopo titolare per la prima volta nel Napoli, dando così il via alla sà come sarebbe andata se al posto del tecnico toscano ci fosse stato qualcun altro e il giovane partenopeo fosse andato in prestito ai siciliani… Ma il destino per fortuna ha scelto la via più romantica e Fabio Cannavaro ha potuto così scalare pian piano, partita dopo partita, le gerarchie della nazionale italiana.
Fino a diventare il primo giocatore per numero di presenze (136) e con più partite da capitano disputate (79), record poi superati solo da Gigi Buffon. Fino a diventare il leggendario e iconico capitano che alzerà la dolce “bambina dorata” verso il cielo sopra l’Olympiastadion di Berlino, ormai completamente tinto d’azzurro, nella memorabile notte del 9 luglio 2006.