Di attaccanti argentini venuti a cercare fortuna nel nostro campionato ce ne sono un’infinità: ad alcuni è andata bene e sono diventati veri e propri fenomeni a livello mondiale mentre altri sono passati senza lasciare traccia, se non in qualche almanacco di storia del calcio.
Il protagonista di questa storia, in realtà, non appartiene a nessuna di queste due categorie, quanto piuttosto a quella schiera di ottimi giocatori apprezzati per aver dato tutto in ogni squadra in cui abbiano militato, a prescindere dalla categoria, dal livello agonistico della competizione e dai gol realizzati.
Il suo nome è Germán Gustavo Denis, per tutti “el Tanque”, in virtù del soprannome affibbiatogli in Argentina e dal quale non si è mai più separato. Se chiedete a qualsiasi appassionato di pallone di descrivervi in poche parole Germán Denis, difficilmente userà l’aggettivo fenomeno, altrettanto difficilmente ve lo descriverà come bomber implacabile, ma molto probabilmente saprà raccontarvelo in termini positivi e qualcuno, pensiamo ad esempio ai tifosi atalantini, potrebbe persino parlarvene in maniera entusiastica elogiandone l’attaccamento alla causa e la capacità di andare oltre i propri oggettivi limiti.
Di sicuro c’è che a questo giocatore, tuttora in attività con la maglia della Reggina, nessuno ha mai regalato nulla e tutto ciò che è riuscito ad ottenere nel corso della propria carriera è stato frutto del duro lavoro, di una dedizione iniziata giovanissimo con la maglia del Talleres, squadra argentina di cui si è sempre professato tifoso e con la quale ha mosso i primi passi nel calcio professionistico.
Dopo essersi messo in mostra in Argentina, principalmente per le eccellenti doti fisiche e la buona propensione a trovare la via del gol, Denis sbarca in Italia a Cesena, una piazza piccola nel panorama calcistico italiano, all’epoca iscritta al campionato di serie C1. A portarlo in Romagna è Totò De Falco, all’epoca operatore di mercato del Cesena, rimasto ammaliato dopo averlo visionato in patria e in grado di convincere la dirigenza bianconera ad acquistarlo per una cifra vicina agli 800 milioni di lire.
La strada per il calcio che conta, se così lo vogliamo chiamare e ammesso che esista un calcio che conti più di un altro, è ancora molto lunga anche perché l’avventura di Denis in terra italiana non inizia nel migliore dei modi.
Arrivato nel mercato di Gennaio fatica ad ingranare e per vedere il suo primo gol bisogna attendere l’ultima partita del campionato. Un gol, tra l’altro, sostanzialmente inutile in quanto si tratta della rete della bandiera in una sconfitta per 4-1 contro la Lucchese.
L’anno seguente, con Beppe Iachini in panchina, andrà poco meglio: il suo ruolo è quello di punta di riserva e fatica a trovare spazio, anche a causa di una forma fisica non sempre ottimale. In tutta la stagione realizza solo 2 gol in campionato e altrettanti in Coppa Italia, troppo pochi per sperare di impressionare qualcuno. La sua avventura in Italia, dopo appena un anno e mezzo sembra già arrivata al capolinea.
Germán Denis torna in Argentina, prima in prestito all’Arsenal de Sarandi, poi al Colón e, nel 2006, all’Independiente. È proprio nei due anni all’Independiente che l’attaccante dimostra che ad alto livello ci può stare eccome: nel 2007 diventa capocannoniere del campionato di Apertura con 18 gol realizzati e in tutta la stagione va a segno 27 volte in 36 apparizioni.
El Tanque è pronto a sbarcare nuovamente in Italia, questa volta a Napoli, dove lo aspetta la Serie A.
Nell’estate del 2008 la società è in ritiro in Austria per preparare al meglio la stagione, che inizia prestissimo con l’Intertoto dove Denis si mette subito in mostra. Gli avversari sono i greci del Panionios ed il Napoli vince sia in trasferta che in casa per 1-0. L’andata, disputata in Grecia, è l’esordio in una gara ufficiale per il Tanque, che impressiona tutti, in particolare il tecnico Edi Reja ed il direttore generale Marino, il quale si sbilancia con un paragone piuttosto impegnativo.
“Stop, cambio di passo, dribbling, passaggio millimetrico: azioni simili le faceva soltanto Ronaldo”
Le premesse per fare bene ci sono tutte e l’avvio di stagione è più che convincente: Denis segna il suo primo gol in Serie A, decisivo per la vittoria, alla quinta giornata contro il Bologna poi si ripete contro Genoa, Reggina (doppietta), Siena e Lecce. Nel girone di ritorno, complice un calo di rendimento generalizzato della squadra, le sue prestazioni sono opache e fatica enormemente a trovare la via del gol.
La seconda stagione al Napoli, che inizia con Donadoni in panchina e termina con Mazzarri, è piuttosto deludente e si chiude con appena 5 gol in campionato.
Nonostante la vena realizzativa non eccelsa è già chiaro a tutti come “El Tanque” non sia un attaccante valutabile esclusivamente in base ai gol realizzati. Di lui bisogna ammirare il lavoro sporco, la capacità di fare reparto da solo e di battagliare su ogni pallone contro ogni avversario, in virtù di un fisico corazzato, da carrarmato appunto. Certo è innegabile che per giocare in una grande squadra i gol, in un modo o nell’altro, bisogna pur sempre farli e riguardo a ciò non tutti pensano che sarà mai in grado di diventare un attaccante capace di segnare con continuità.
La successiva stagione con la maglia dell’Udinese sembra confermare questa tesi ma le cose cambiano a partire dal 2011, quando el Tanque firma con l’Atalanta.
A Bergamo trova la sua dimensione ideale, una squadra che gli chiede sacrificio, sudore e battaglia su ogni pallone, ripagata dall’attaccante con prestazioni sontuose condite anche da diversi gol. Quello che sembrava un suo difetto atavico svanisce del tutto e Denis inizia a segnare con continuità: nel primo anno i centri sono 16, nel secondo 15, cinque dei quali realizzati contro l’Inter in virtù di una doppietta all’andata e una tripletta al ritorno, mentre nella terza stagione si ferma a quota 13. Per tre stagioni consecutive va in doppia cifra di gol realizzati, un’impresa mai riuscita fino a quel momento della storia dell’Atalanta.
La quarta stagione si chiude con 8 gol all’attivo ed è il preludio all’addio, che avverrà nel mercato invernale dell’anno successivo dopo aver messo a segno altre 4 reti. In totale, con i colori nerazzurri Denis ha segnato 56 reti, imponendosi come miglior marcatore straniero nella storia della Dea.
L’unica nota stonata è l’episodio che lo ha visto coinvolto negli spogliatoi insieme a Tonelli quando, dopo essere stato minacciato, è entrato nello spogliatoio e ha colpito al volto il difensore dell’Empoli, fatto che oltre alle numerose critiche gli è costato 5 giornate di squalifica.
Una volta conclusa la seconda parentesi italiana torna in Argentina, per vestire nuovamente la casacca dell’Independiente e successivamente quella del Lanus. C’è tempo anche per una breve esperienza in Perù, nell’Universitario, prima del ritorno in Italia, per quello che con tutta probabilità sarà l’ultimo saluto al nostro paese e la fine di una lunga carriera.
Nel 2019, a trentotto anni di età, Denis firma per la Reggina impegnata in Serie C, una sorta di chiusura del cerchio dopo l’esordio a Cesena nella medesima categoria.
A Reggio Calabria, fino al momento della sospensione del torneo a causa dei problemi che ben conosciamo, el Tanque aveva realizzato 12 reti in 23 presenze, a dimostrazione del fatto che la potenza di fuoco del corazzato nonostante gli anni fosse ancora di assoluto rispetto.
Una carriera che, pur senza picchi clamorosi, possiamo definire di assoluto rispetto e un giocatore, el Tanque Denis, al quale è impossibile non affezionarsi.