Gli incubi hanno una caratteristica ben precisa: non hanno una data di scadenza.
E, state pur certi, quando un incubo torna a tormentarvi, non è mai un’esperienza piacevole. Anzi, è semplicemente la conferma che quelle paure erano giuste, razionali. Quando un incubo diventa reale, quando si concretizza, bé, fa ancora più male, perché è tremendo, così come te lo eri immaginato. Forse pure peggio.
Il Brasile – inteso come nazione, come popolo, non come squadra di calcio – ci ha messo diversi decenni per riprendersi dal trauma del Maracanazo, il Mondiale del 1950 sfuggito quando sembrava ormai cosa fatta.
A distanza di più di mezzo secolo, quell’incubo si è materializzato di nuovo. A portarlo, però, non furono dei cugini sudamericani come quelli dell’Uruguay, ma degli europei tosti, solidi, rocciosi, che schiantarono il sogno del Brasile di diventare campione del Mondo in casa con una valanga di gol.
Siamo a Belo Horizonte, è l’otto luglio del 2014. I Mondiali brasiliani sono arrivati alle semifinali, e il tabellone mette la Germania di fronte ai padroni di casa. I tedeschi sono arrivati fin qui eliminando Algeria e Francia, non senza soffrire. Il Brasile ha avuto la meglio del Cile ai rigori agli ottavi, e poi ha superato 2-1 la Colombia ai quarti.
Una vittoria che ha ridato fiducia ai verdeoro, ma che ha lasciato anche una pesantissima eredità. A pochi minuti dal termine del match Camilo Zuniga ha lasciato il segno del suo ginocchio sulla schiena di Neymar, lasciandogli una vertebra in pessime condizioni: la stella di casa è out per la semifinale. Thiago Silva, il leader della difesa, è squalificato, e così Felipe Scolari deve reinventare la sua squadra.
Davanti a Julio Cesar ci saranno David Luiz e Dante, sulle fasce due treni come Maicon e Marcelo. A centrocampo i muscoli di Luiz Gustavo e Fernandinho e le geometrie di Oscar. In attacco, senza Neymar, spazio a Bernard, Hulk e Fred.
Low risponde con Neuer tra i pali, Lahm, Boateng, Hummels e Howedes in difesa, Khedira e Schweinsteiger in mezzo al campo, e poi Kroos, Muller e Ozil alle spalle di Miro Klose, che punta a diventare il miglior marcatore della storia dei Mondiali.
Il Brasile parte meglio, ma non trova il modo di impensierire la difesa tedesca nei primi minuti. E così, alla Germania bastano 11 minuti per trovare il gol del vantaggio.
Calcio d’angolo battuto dalla destra: la difesa verdeoro si dimentica totalmente di Thomas Muller, al quale non sembra vero di poter colpire addirittura al volo di destro. Il gol del vantaggio della Germania è troppo facile per essere vero, ma è solo l’antipasto di quello che sta per succedere.
Al 23′ Toni Kroos imbuca dentro l’area di rigore per Muller, ancora una volta solo. Il centrocampista tedesco lascia un cioccolatino di tacco per Klose, anche lui incredibilmente solo in mezzo all’area. Miro tira, colpisce Julio Cesar, ma sulla respinta riesce a segnare il gol del 2-0. Il Mineirao è già silente.
Il Brasile non lo sa ancora, ma la partita è finita qui. È come se il secondo gol avesse spento l’interruttore della luce. Gli uomini di Scolari non hanno già più la forza di rispondere, non hanno un leader, non hanno più nulla. E allora affondano, semplicemente.
La Germania recupera palla praticamente sulla battuta del Brasile, e torna a spingere a destra. Lahm crossa basso, Muller cicca il pallone, che però arriva a Kroos, anche lui incredibilmente solo al limite dell’area. Conclusione a botta sicura, tre a zero.
Al 26′, la Germania entra ancora una volta nell’area di rigore del Brasile. Khedira e Kroos si scambiano il pallone indisturbati quasi fino all’area piccola, e Kroos mette a segno la sua doppietta.
Sugli spalti si comincia a piangere, ma è davvero troppo presto per smettere di giocare. La Germania viene giù anche senza volerlo. Al 29′, i tedeschi si ritrovano tre contro tre nell’area del Brasile. Khedira scambia con i compagni e può concludere facilmente a rete. Non è passata nemmeno mezzora e il Brasile è sotto di 5 gol.
Se il Maracanazo era stata uno shock collettivo, il Mineirazo è un’umiliazione totale.
Il Brasile è totalmente in balia della Germania, che per tutto il secondo tempo si limita a passarsi il pallone, senza affondare. Al 69′ arriva il sesto sigillo di Schurrle, che poi al 79′ trova anche il gol del 7-0.
I tifosi brasiliani sono talmente distrutti che non hanno nemmeno la forza di lasciare lo stadio. Restano lì, inermi, a guardare la loro squadra affondare. Oscar, al 90′, segna il gol del 7-1, quello della bandiera, che però non salva di certo l’onore.
Ancora una volta, il Brasile ha visto i suoi sogni sfumare, in casa, quando tutto sembrava avviato sulla via del trionfo.
E l’onta di quella notte indimenticabile è ancora una macchia incancellabile sulla reputazione dei protagonisti che scesero in campo a Belo Horizonte.