Il Genoa sin dall’inizio di questa stagione sta faticando tantissimo a produrre gioco e soprattutto risultati, prova ne sia che siamo già al terzo allenatore ed è trascorsa appena mezza stagione.
Né Andreazzoli né Thiago Motta sono riusciti a dare un’identità ad una squadra che ai nastri di partenza non era certo una delle candidate più papabili per la retrocessione, anzi l’acquisto un po’ a sorpresa di Lasse Schöne dall’Ajax aveva generato persino un certo entusiasmo intorno alla piazza rossoblu.
Come al solito però l’ultima parola spetta al campo, giudice insindacabile, che invece ha certificato una squadra con palesi lacune a livello di organico, difficoltà nel trovare la giusta chimica e anche un po’ di sfortuna, basti pensare all’infortunio di Kouamé con la nazionale che lo terrà lontano dai campi di gioco per parecchio tempo.
In un contesto del genere l’unica speranza per non andare a fondo è aggrapparsi alle certezze che si hanno e nel Genoa una delle poche rimaste, da cinque anni a questa parte, si chiama Goran Pandev.
L’attaccante macedone è arrivato al Grifone nel 2015 dal Galatasaray, dopo aver militato per molti anni nel nostro campionato con le maglie di Inter, Spezia, Ancora, Lazio e Napoli. Il suo ruolo, almeno nei piani iniziali, sarebbe dovuto essere quello di chioccia nei confronti dei giovani attaccanti su cui il presidente Preziosi aveva costruito il reparto. D’altra parte Goran Pandev va per i 37 anni, non si poteva certo pensare ad un impiego diverso.
Eppure le cose mutano spesso in corso d’opera e così Goran Pandev si è ritrovato, strada facendo, con un ruolo sempre più importante, con una responsabilità di leader e trascinatore che probabilmente nemmeno lui si aspettava, arrivato a questo punto della stagione e della carriera.
La cosa che balza subito all’occhio guardando le partite del Genoa è che quando l’attaccante macedone riesce a dare il proprio contributo in termini di intensità, intelligenza tattica e tecnica, conoscenza superiore del gioco, la squadra si trasforma. Purtroppo per lui, e per i tifosi rossoblu, ciò non è possibile per tutto l’arco della partita, anche se non è un caso che il suo minutaggio, dall’inizio della stagione ad oggi, è cresciuto esponenzialmente.
L’impressione è che in questo momento, all’alba del 2020, il Genoa non possa fare a meno di un giocatore come Goran Pandev, imprescindibile sia da un punto di vista tecnico che come esempio da seguire per i propri compagni.
Abilissimo nello svariare su tutto il fronte offensivo, nonostante l’età Pandev non ha perso il proprio raggio d’azione che lo porta spesso a retrocedere fin sulla linea dei centrocampisti e a volte anche dietro, alla ricerca di qualche pallone giocabile da recapitare ai compagni di reparto.
Difficile che qualcuno, interpellato ad inizio stagione, si aspettasse che la sua presenza potesse fare ancora la differenza eppure è proprio ciò che sta succedendo, anche perché è l’unico giocatore offensivo a disposizione di Nicola con quelle caratteristiche tecniche, in grado di inventare la giocata decisiva in ogni momento della partita, pur non avendo più la freschezza degli anni migliori.
Non sappiamo se questo sia un fatto positivo o negativo per il Genoa, ciò di cui siamo certi è che buona parte delle possibilità di salvezza passeranno dai piedi e dalle giocate del macedone che, conoscendolo, sarà l’ultimo ad arrendersi.
No, non vi state sbagliando, siamo proprio nel 2020 e Goran Pandev è esattamente lo stesso giocatore che sembrava sul viale del tramonto già qualche anno fa ma ricordatevi, mai sottovalutare il cuore di un campione, né tantomeno la sua classe. Senza età, immortali.