Ci sono match che cambiano la storia… “Mai avevo visto al Bernabeu qualcuno venire a dominare e a cercare di imporre il proprio gioco. Ci hanno soffocato.” Disse Emilio Butragueno, icona merengue di quegli anni, uno dei primi che cominciò ad accorgersi della reale forza dei rossoneri, dopo l’andata di semifinale di Coppa Campioni del 1989 contro il Milan, finita 1-1 ma con netto dominio rossonero nell’arco di quasi tutto il match.
E ancora non aveva visto niente. Al ritorno fu molto, molto peggio.
Tutti gli “addetti ai lavori” parlavano del Real Madrid come la squadra più forte del Mondo, la favorita. Ma non avevano ancora fatto i conti con quel gruppo di “indiavolati” che diventerà leggenda.
Hugo Sanchez, un altro dei tenori del Real, provò prima del return match di San Siro a intimidire i rossoneri:
“Non possiamo pensare di cambiare il nostro modulo o il nostro atteggiamento per il Milan. Noi siamo il Real Madrid. Andiamo lì per vincere!”.
Non ci riuscì. Per niente… Perché il ritorno al Meazza sarà un vero e proprio incubo per gli spagnoli.
I segnali che precedettero la grande sfida però non furono dei più positivi in casa Milan.
“Il martedì di rifinitura Alberigo Evani si fece male. Fu un brutto colpo, poiché Chicco era il più in forma in quel momento e soprattutto per caratteristiche era insostituibile. Non sapevo chi far giocare a sinistra. Così pensai a Gullit, l’unico in grado di poter ricoprire quel ruolo. Ma quando gli dissi che avrebbe giocato lui in quella posizione la sua risposta non mi convinse, nonostante mi diede massima disponibilità. Così mi chiesi: Chi è l’uomo più disponibile e più disposto al sacrificio? Ancellotti pensai subito. Ma Carlo non aveva nemmeno una caratteristica fisica e tecnica per poter giocare lì (ride n.d.r.)… Però mi fidavo dell’uomo. Ecco, così scelsi l’uomo.”
Dirá Arrigo Sacchi. Una scelta che poi si rivelerà decisiva.
Racconta il tecnico di Fusignano che prima della partita, il presidente Silvio Berlusconi scese negli spogliatoi per salutare la squadra, ma mentre la incoraggiava sentì un urlo provenire dallo spogliatoio del Real. Così un po’ sorpreso e intimorito disse a Sacchi: ”Arrigo ma hai sentito che urlo di là, sono gasatissimi. Noi non abbiamo un urlo per autocaricarci?”
Secca la risposta del Mister: ”Stia tranquillo presidente, loro urlano dalla paura…”.
19 aprile 1989, Milano, stadio in San Siro, semifinale di ritorno di Coppa dei Campioni.
Sbloccherà Ancelotti con un bolide dai venticinque metri. Proprio lui, l’uomo della provvidenza. E’ l’inizio della fine per il Madrid. Frank Rijkaard di testa raddoppia e Ruud Gullit, con lo stesso fondamentale, fa “tris”. Il Milan è una macchina da guerra, non dà respiro alle Merengues e li sovrasta in tutto e per tutto.
Marco Van basten e Roberto Donadoni segnano il quarto e il quinto gol, entrambi meravigliosi… 5-0! Un trionfo storico, epocale, che faranno ricordare al Mondo calcistico quegli anni, come gli anni del “Grande Milan”.
“Pensavano di venire a San Siro ad imporre il proprio gioco e vincere, ma forse non si rendevano ancora conto di chi avevano di fronte. Andavamo tre volte tanto. Tecnica, corsa, forza, completi in tutto. In quegli anni eravamo quasi imbattibili.” Parole di Capitan Franco Baresi. E come dargli torto.
I diavoli rossoneri umiliarono il Real Madrid, staccando il pass per la finalissima di Barcellona contro lo Steaua Bucarest.
Una notte memorabile per i colori rossoneri, un evento epocale per il calcio italiano. Perché quella no, non potrà mai essere considerata una partita normale.
L’atto finale sarà poi una pura e semplice formalità.
La squadra rumena sarà spazzata via per 4-0 al Camp nou ( è tuttora la vittoria più larga in una finale di Coppa Campioni/Champions League) davanti a ottantamila milanisti in festa.
Una prova di forza assoluta, una squadra irripetibile: la leggenda degli “immortali” era appena iniziata…