Ci sono stadi che possiedono un’aura magica, per la storia che rappresentano, per l’atmosfera che si respira al loro interno, per il legame indissolubile che si viene a creare tra l’impianto e la squadra.
Uno di questi è certamente Anfield, la tana del Liverpool: uno degli stadi storici inglesi, tra i più romantici in assoluto, dove la Kop, l’anima calda del tifo che ribolle di passione, sospinge la squadra diventando spesso l’uomo in più dei Reds.
Lo stiamo vedendo quest’anno, dove il Liverpool è imbattuto tra le mura amiche, ma è una caratteristica che ha sempre contraddistinto l’impianto che sorge a pochi passi da Stanley Park. Andare a battagliare ad Anfield è sempre stata un’impresa titanica per tutti, anche in passato, lo sanno bene le squadre italiane che fino al 1992 non erano mai riuscite a tornare vittoriose dalla trasferta inglese sulle sponde del Merseyside.
La prima a compiere l’impresa, era il 18 Marzo del 1992, è stato il Genoa di Osvaldo Bagnoli, in una splendida cavalcata in Coppa Uefa arrivata fino alla semifinale, dove purtroppo il cammino si è interrotto con la sconfitta subita per mano dell’Ajax.
Il Grifone in quella Coppa Uefa si è fatto strada eliminando il Real Oviedo, la Dinamo Bucarest e la Steaua Bucarest, approdando ai quarti di finale. Qui dall’urna esce una pallina importante, quella del Liverpool, un match che profuma di storia.
L’andata è prevista a Genova, il 4 Marzo. L’atmosfera a Marassi è di quelle spettacolari, in tribuna campeggia un enorme striscione che recita: “We are Genoa”.
SospintI dal proprio pubblico i rossoblu giocano alla morte e si portano in vantaggio quando mancano 5 minuti alla fine del primo tempo: Fiorin, imbeccato da Skuhravy, batte l’estremo difensore Hooper. Un gol però non basta, i ragazzi di Bagnoli sanno bene che presentarsi in Inghilterra con un solo gol di vantaggio sarebbe troppo rischioso.
Premono sull’acceleratore e ancora una volta, quando mancano pochi minuti alla fine del tempo, trovano la via del gol.
La seconda rete è propiziata da una giocata de Pato Aguilera, abilissimo a conquistarsi un calcio di punizione poi trasformato da Branco. Il 2-0 inizia ad essere un risultato importante, un bottino sul quale i ragazzi di Bagnoli possono fare affidamento in vista del ritorno, previsto due settimane più tardi.
Il 18 Marzo arriva e Anfield, come sempre accade, è gremito e rumoroso in ogni ordine di posto. Il Genoa si presenta in campo con questa formazione: Braglia, Torrente, Branco, Eranio, Collovati, Signorini, Ruotolo, Bortolazzi, Aguilera, Skuhravy, Onorati.
Le speranze dei Reds, in avanti, sono affidate all’estro di Steve McManaman e alle abilità realizzative di Ian Rush, uno il cui nome fa venire i brividi solo a pronunciarlo.
La partita inizia e fin da subito è bellissima e palpitante. Entrambe le squadre non si risparmiano ma a passare in vantaggio, gelando gli animi, è ancora una volta il Genoa. Il cross di Ruotolo non viene respinto a dovere dalla difesa dei Reds e la palla finisce sui piedi del Pato Aguilera, che stoppa il pallone e fa partire un destro secco imprendibile.
Il Liverpool però non ci sta, ha un sussulto di orgoglio con Ian Rush che di testa pareggia i conti ad inizio ripresa. Ora Anfield è una bolgia, la squadra di casa attacca a spron battuto ma le conclusioni verso la porta trovano un autentico muro umano di nome Braglia pronto a respingere qualsiasi cosa venga scagliato verso la sua direzione.
Dopo aver retto alla sfuriata il Genoa si riorganizza e al minuto 72 imbastisce un contropiede magistrale finalizzato dal solito Aguilera, vero e proprio mattatore della sfida.
È la rete della vittoria, il gol della qualificazione in semifinale. Quello che sembrava impossibile è finalmente divenuto realtà.
Il Genoa, come già ricordato, interromperà la propria cavalcata proprio in semifinale contro i lancieri dell’Ajax ma nonostante l’eliminazione il percorso della squadra di Bagnoli rimane di quelli memorabili, così come storica e indimenticabile è stata la prima vittoria di una squadra italiana ad Anfield.