Domenica 13 settembre 1992: allo stadio Adriatico di Pescara è in programma il confronto tra i padroni di casa abruzzesi e il Milan, seconda giornata del campionato di Serie A.
Dovrebbe essere una sfida dal pronostico impari, visto che si affrontano una neopromossa e la squadra campione d’Italia in carica, i rossoneri di Fabio Capello che nella stagione precedente avevano concluso il campionato da imbattuti.
Pescara-Milan è anche un confronto tra due filosofie calcistiche opposte
Le idee fantasiose di Galeone contro il pragmatismo e la solidità di Capello. Nella prima giornata, il Pescara ha sorpreso la Roma, andando a vincere 1-0 all’Olimpico, mentre il Milan ha superato a fatica il Foggia.
Nel Pescara, in campo, spiccano Massimiliano Allegri a centrocampo, ma soprattutto il talento di Stefano Borgonovo e il genio di Blaž Slišković, il Maradona dei Balcani. Nell’undici titolare del Milan mancano Gullit e Papin, non convocati, e Albertini, Evani e Massaro che si accomodano in panchina. Ma in campo ci sono comunque tutti gli altri rossoneri da leggenda: da Maldini a Baresi, da Rijkard a van Basten, fino al Genio Savicevic.
Ma sin dai primi minuti di Pescara-Milan si capisce che questa non sarà una partita come le altre. Passano pochi secondi di gioco, e al primo minuto il Pescara colpisce subito: palla messa in mezzo da Frederic Massara – ironia della sorte, attuale DS del Milan – e Max Allegri si fa trovare pronto con l’inserimento: 1-0 per la squadra di Galeone.
Passano due minuti, e al 3′ Paolo Maldini, dimenticato dalla difesa del Pescara su un corner, fa 1-1. Altri tre minuti, e il Milan ha già ribaltato la partita: Savicevic mette in mezzo una palla morbida, e Lentini, in semirovesciata al volo, sigla il vantaggio rossonero. Sei minuti, tre gol, davvero niente male. Ma è solo l’inizio di un pomeriggio folle.
Perché all’11’ la punizione di Salvatore Nobile trova la deviazione di Franco Baresi e beffa Antonioli per il pareggio del Pescara. Al 14′ sale in cattedra ancora Allegri. Il pupillo di Galeone, all’epoca venticinquenne e fresco di matrimonio saltato per abbandono (suo) della sposa sull’altare, fa partire una conclusione dalla distanza, che trova ancora una volta la sfortunata deviazione di Baresi. Seconda autorete del capitano del Milan, e 3-2 per il Pescara.
Il Pescara adesso sogna, e al 23′ sogna addirittura di scappare via.
La difesa del Milan sale altissima, Allegri supera in velocità il suo uomo e lancia nello spazio Massara, che ha tutto il tempo per arrivare solo soletto davanti ad Antonioli e portare la squadra di Galeone sul 4-2. All’Adriatico sono tutti increduli, l’impresa sembra essere di quelle titaniche.
Ma quando in squadra hai dei campioni assoluti, non c’è svantaggio che ti possa spaventare. Il Pescara, in più, dietro è piuttosto distratto – per usare un’eufemismo – e al 37′ Van Basten, solo soletto dal limite dell’area, accorcia le distanze. Lo stesso Cigno di Utrecht, due minuti più tardi, raccoglie un traversone dalla trequarti e si presenta a tu per tu con Savorani. L’olandese non tradisce, e al 39′ segna il gol del 4-4 che chiude un primo tempo denso di emozioni e colpi di scena.
Dopo un primo tempo del genere, aspettarsi lo stesso spettacolo nella ripresa sarebbe da pazzi. E infatti i ritmi si abbassano, le squadre sbagliano di più, e fanno fatica ad avvicinarsi alla porta avversaria. Il Pescara, che ha corso al limite delle sue possibilità, non regge più il confronto fisico, e così al 73′ Van Basten può infilarsi ancora una volta nelle maglie della difesa abruzzese e segnare, con un morbido e magico pallonetto, il gol del definitivo 5-4.
Per il Pescara sarà un duro colpo e un duro confronto con l’amara realtà; e forse, in un certo senso, questa folle partita e la sua conclusione spiegano anche l’esito finale della stagione delle due squadre. Pescara retrocesso in Serie B con soli 17 punti, Milan campione d’Italia.