È possibile passare alla storia, nella fattispecie quella dell’Inter, senza nemmeno aver disputato un minuto in campionato? Sì, è assolutamente possibile e il motivo non è quello di essere stato un bidone o, se preferite, una meteora, perché di questi ne sono passati tanti, come in ogni grande squadra.
Il motivo è da ricercare in una data, precisamente il 5 giugno 1995. Una data che accomuna due giocatori che hanno vestito la casacca nerazzura, con destini diametralmente opposti. Javier Zanetti e Sebastian Rambert: una leggenda dell’Inter ed il protagonista di questa storia.
In quel giorno di Giugno i due calciatori argentini sono stati presentati a Milano come i primi acquisti dell’era Moratti. Poco meno di cinque miliardi di lire per accaparrarsi i due giovani che condividevano il passato nelle giovanili dell’Independiente e poco altro. A guardare oggi come sono andate le cose verrebbe da sorridere, perché quello che allora era un semi-sconosciuto, proveniente dal Banfield, è colui il quale ha scritto alcune delle pagine più importanti della storia recente dell’Inter mentre il più atteso era certamente l’altro, l’attaccante Sebastian Rambert.
Rambert veniva da una stagione molto positiva con la maglia dell’Independiente, con il quale aveva appena vinto la classifica marcatori, ed inevitabilmente le attenzioni erano principalmente rivolte a lui. Un personaggio molto schivo, quasi timoroso, incapace di reggere la pressione e le luci della ribalta.
Sono anni piuttosto difficili per l’Inter, che in quella sessione di mercato però compra anche il brasiliano Roberto Carlos, il cui potenziale verrà poi incredibilmente gettato alle ortiche da Roy Hodgson.
La stagione ’95-’96 si apre con Ottavio Bianchi in panchina, così come in panchina finisce sempre Sebastian Rambert, incapace di ambientarsi e assolutamente fuori contesto in un campionato altamente competitivo come la serie A dell’epoca.
Poco cambia quando alla guida dell’Inter subentra Luis Suarez, lui sì leggenda nerazzurra, ma da giocatore. Da allenatore la sua parentesi verrà ricordata per l’eliminazione clamorosa nel primo turno di Coppa Uefa contro il Lugano, capace di imporsi a San Siro dopo il pareggio dell’andata.
Oltre che per la delusione cocente, quella partita contro il Lugano è ricordata per essere una delle uniche due apparizioni di Rambert con la maglia dell’Inter. Sostituito al 53’ per la disperazione, inutile dirvelo, avrà solo un’altra occasione per rifarsi.
Sulla panchina dell’Inter nel frattempo arriva Roy Hodgson, un altro che non ha lasciato un bellissimo ricordo, per usare un eufemismo.
L’allenatore inglese concede la seconda e ultima chance a Rambert il 24 ottobre, in occasione della sfida di coppa Italia contro il Fiorenzuola, avversario non proprio temibilissimo.
L’Inter si impone per 2-1 ma l’attaccante argentino, la cui prova dura 67 minuti, non lascia il segno.
Il mercato invernale è ormai alle porte ed è chiaro che Rambert non può rientrare in alcun tipo di progetto tecnico, a prescindere dall’allenatore o dal rendimento della squadra. A ciò si aggiunga il fatto che non era ancora entrata in vigore la legge Bosman, che produrrà i suoi effetti a partire dal Dicembre del 1995, motivo per cui non potevano essere impiegati più di 3 giocatori stranieri per squadra.
Si possono cercare tanti motivi, giustificazioni e attenuanti, quando la verità è probabilmente molto più semplice e coincide con il fatto che Sebastian Rambert era del tutto inadeguato al contesto.
Fatte le valigie va prima in Spagna, al Real Saragozza, e poi torna in patria, al Boca Junior. Con la maglia degli Xeneizes sembra riprendersi, riuscendo a totalizzare 10 reti in 27 presenze complessive.
È un fuoco di paglia, l’ultimo canto del cigno, complici anche i troppi infortuni che lo limitano fortemente. Le ultime stagioni trascorse tra River Plate, Independiente e Arsenal de Sarandì, con in mezzo una capata in Grecia all’Iraklis, sono solo una lenta agonia, prima di tirare definitivamente i remi in barca, cosa che avviene nel 2003.
Una volta terminata la carriera da calciatore Rambert ha intrapreso quella da allenatore, per il momento senza grosse fortune.