Quando Giuseppe Gazzoni Frascara, storico presidente del Bologna, presenta alla stampa il fiore all’occhiello della sua campagna acquisti, siamo nella stagione 2004-2005, usa queste esatte parole: “Zagorakis è il nostro Baggio greco, il Baggino dell’Egeo. E lo abbiamo preso noi”.
A Giuseppe Gazzoni Frascara piace esagerare, qualche volta, e leggere queste parole a distanza di oltre 15 anni sembra persino comico, diciamoci la verità.
Anche allora probabilmente qualcuno avrà sorriso, anche se quelle parole devono essere sembrate molto meno stonate di quel che appaiono ora. Certo, Roberto Baggio per il calcio italiano e per il Bologna in particolare ha rappresentato quanto di più grande e bello si potesse mai immaginare, ma Theodoros Zakorakis non è un signor nessuno, tutt’altro.
Theodoros Zagorakis è appena stato incoronato campione d’Europa con la sua Nazionale, la Grecia, al termine di uno degli Europei più folli di cui si abbia memoria in epoca recente. Una Nazionale, quella allenata da Otto Rehagel, che nessuno dava minimamente tra le possibili candidate alla vittoria finale, un’impresa che ha ricordato molto da vicino quella della Danimarca del 1992.
Non solo Zagorakis ha appena vinto l’Europeo, ma è anche il capitano di quella squadra e uno dei giocatori cardine, non a caso viene inserito nelle nomination per il Fifa World Player e per il Pallone d’Oro, dove si posiziona al quinto posto.
È un altro calcio quello dell’Italia in quegli anni, dove una squadra come il Bologna può acquistare un calciatore che è arrivato quinto nella classifica del pallone d’Oro. È vero, Zagorakis ha già 33 anni quando arriva a Bologna e la vittoria a sorpresa della Grecia ha indubbiamente drogato la classifica del più ambito riconoscimento a livello individuale, ma il suo acquisto è a tutti gli effetti un colpo incredibile di mercato. Non a caso sulle sue tracce c’erano anche altri club importanti come la Fiorentina, per rimanere in Italia, o l’Atletico di Madrid in Spagna.
Prima di imporsi all’Europeo il centrocampista ellenico è stato il giocatore simbolo, capitano, del Paok di Salonicco, ha giocato in Premier League nel Leicester ed è tornato nuovamente in Grecia, questa volta nell’AEK di Atene.
In campo gioca solitamente in centro nella mediana, qualche volta viene impiegato anche sulla destra, ma il suo scarso dinamismo lo rende meno utile sulla fascia, dove spesso si preferisce qualcuno in grado di saltare l’uomo con facilità. Zagorakis non è quel tipo di giocatore, a lui piace andare a ritmo compassato, smistare il pallone ed eventualmente dare una mano in fase difensiva, non a caso di reti ne ha realizzate molte poche in carriera.
Arrivato a Bologna trova una squadra, allenata da Carletto Mazzone, senza grandissime ambizioni di classifica, se non quella di una salvezza tranquilla. Il centrocampista, dopo un riposo un po’ più lungo del dovuto per smaltire le fatiche dell’Europeo, si mette a disposizione dell’allenatore e diventa un punto fermo della squadra, non che ci fossero molti dubbi in proposito.
Le cose, però, per il Bologna non vanno come preventivato, la stagione è difficile, tormentata, e si capisce ben presto che ottenere una salvezza tranquilla è un miraggio. Bisogna lottare, con il coltello fra i denti. Zagorakis non è uno che normalmente si tira indietro, d’altre parte il successo della Grecia non è certo stata frutto del bel gioco, quanto più della forza di un collettivo pugnace, protetto da un difesa d’acciaio che ha concesso pochissimo alle squadre avversarie, arrivando infine a sfangarla magistralmente.
Forse le energie, soprattutto quelle mentali, sono terminate al compimento di quell’incredibile impresa, forse la serie A di quegli anni è un banco di prova troppo impegnativo per un giocatore che fino a quel momento era stato sì protagonista, ma in un campionato del tutto minore come quello greco.
Fatto sta che il giocatore, come tutta la squadra, non ingrana mai e alterna prestazioni sufficienti ad altre completamente negative. Quando la squadra va male le sue lacune, in termini di velocità, dinamismo e fluidità nella lettura del gioco, vengono ancor più accentuate fino a portare i tifosi al limite dell’esasperazione.
I rossoblu combattono fino alla fine e riescono a racimolare 42 punti, una quota che in questi anni sarebbe stata sicuramente sufficiente per raggiungere la salvezza ma all’epoca no, non bastavano. A pari punti infatti arrivano anche Parma e Fiorentina, con i Viola che si salvano per il rotto della cuffia grazie alla classifica avulsa.
Il resto è storia, si gioca lo spareggio per non retrocedere tra Parma e Bologna, l’ultimo spareggio disputato in Serie A, ed i ragazzi di Mazzone devono arrendersi.
Zagorakis lascia Bologna dopo la retrocessione, con 32 presenze totalizzate e zero gol realizzati, e torna al Paok, dove chiuderà la carriera. Subito dopo aver appeso le scarpette al chiodo diventa presidente del Club con sede a Salonicco, mentre nel 2014 si candida alle Elezioni Europee con il partito di Nuova Democrazia, riuscendo ad essere eletto tra le fila del Partito Popolare Europeo.
Parlare di bidone, in questo caso, ci sembra quanto mai azzardato, anche se quello di Zagorakis rimane uno dei pochissimi casi in cui da un anno all’altro si è passati dall’altare alla polvere. Con buona pace di chi sperava, in cuor suo, di aver trovato qualcuno che potesse ricalcare, seppur in tono minore, le orme del Divin Codino.