“Ho scelto il 7 nella Spagna perché era il numero di Raul, il mio idolo. Sono orgoglioso ed è un privilegio poterlo indossare” Alvaro Morata
È stato uno di quei giocatori che mi ha fatto innamorare del calcio. Uno di quelli concreti, di sostanza, pieni di passione. Uno di quelli con un’infinita classe, ma di poche parole, soprattutto capace di realizzare tanti, tantissimi gol.
Ha tredici anni quando entra a far parte della cantera dell’Atletico Madrid. E’ suo padre Pedro, da sempre tifoso colchonero, a indirizzarlo.
Sembrerebbe l’inizio di una carriera nell’Atleti, ma da lì a qualche anno succede qualcosa di impensabile. Incredibilmente l’allora presidente, Jesus Gil y Gil, decide di cancellare le giovanili. Il motivo? vuole concentrare tutte le forze economiche su giocatori “già pronti”.
Così i vicini cugini Real Madrid, nemici di una vita, fiutano l’affare e non si lasciano sfuggire la ghiotta occasione, contattando subito il giovane Raul, allora sedicenne.
È lì che l’Atletico capisce l’errore madornale, cercando in qualche modo di recuperare, proponendo un super contratto al ragazzo e un lavoro al padre disoccupato. Riescono a convincere agevolmente il padre, tifoso dell’Atleti nel profondo, e in modo un po’ più difficoltoso anche il ragazzo, nonostante qualcosa si fosse rotto tra Raul e la società, per alcune promesse non mantenute nell’ultimo periodo di Atletico.
“Mio padre aveva perso il lavoro e aveva passato un anno complicato. L’Atletico giocò su questo fatto e stavo per accettare questa proposta nonostante non avessi più molta fiducia in loro…”
Era ormai deciso: Raul avrebbe fatto ritorno all’Atletico.
Ma è lì che entra a far parte della sua vita il suo mentore, Jorge Valdano, allora allenatore del Real Madrid, che lo convinse soprendentemente a cambiare idea e a rimanere nel Real.
“Come convinsi Raul? Gli dissi che se rimaneva da noi, nel giro di due anni avrebbe giocato con la 1ª squadra. E fu una bugia pietosa. Perché? Perché impiegò tre mesi.”
Novanta giorni dopo aver firmato l’accordo con i blancos, Raul stava già esordendo in prima squadra.
Da lì l’inizio della leggenda, fatta di tre Champions League, due coppe intercontinentali, sei titoli di Spagna e quasi 500 reti in carriera, dedicata quasi interamente al suo Real Madrid (saranno ben sedici le stagioni con le merengues), salvo gli ultimi anni di carriera divisi tra Shalke 04, Al-Sadd e New York Cosmos.
Durante la sua carriera, l’attaccante spagnolo è riuscito a conseguire alcuni particolari record come quello di “Giocatore che ha segnato in più partite diverse nella storia della Liga (186)”; o come quelli di “Giocatore che ha segnato più volte la prima rete di una partita della Liga (77, a pari merito con Hugo Sánchez) e “Calciatore ad aver segnato almeno un gol a più squadre della Liga (35, insieme a Messi).
Nella gloriosa storia del Real Madrid, è il “Giocatore con più presenze nella storia del club con 741 presenze e con più presenze nella storia del Real Madrid nella Liga (550).
Nella speciale classifica all-time dei marcatori della Uefa Champions League poi, Raul occupa la terza posizione con 71 gol, dietro solo al “duopolio marziano” dei nostri tempi Cristiano Ronaldo (129 reti) e Lionel Messi (114).
E poi il secondo marcatore della storia della sua nazionale, la Spagna, dietro solo a David Villa. Con la Roja purtroppo ha avuto molta sfortuna, in quanto si è fermato proprio quando la “generazione di fenomeni” di Luis Aragones prima e quella leggermente ritoccata di Vicente Del Bosque poi, si apprestavano tra il 2008 al 2012, a vincere due campionati europei e una coppa del mondo consecutivi, riscrivendo completamente la storia calcistica.
Ma ciò non scalfisce ciò che è stato per il movimento calcistico spagnolo nel mondo: un attaccante meraviglioso, esemplare, mai sopra le righe, amato da tutti, anche dai tifosi rivali. Soprattutto amato dai suoi di tifosi, perché “il Santiago Bernabeu – come ha giustamente ricordato qualche tempo fa Zinedine Zidane, attuale allenatore del club e suo ex compagno – è la sua casa. E’ l’emblema del Real Madrid”.
Lo stesso Sergio Ramos di lui ha detto: “è il madridismo fatto persona. Un uomo fantastico e una leggenda del calcio.”
Ciò la dice lunga su che tipo di giocatore è stato per Madrid e il calcio l’orgullo Blanco, “El Siete” Galactico, la leyenda galactica.
Semplicemente Raùl Gonzalez Blanco.