Un calciatore può entrare nella storia del suo Paese per tanti motivi, quando indossa la maglia della Nazionale. Figuratevi, poi, se parliamo di uno degli attaccanti più prolifici che abbiano mai vestito la maglia di quella Nazionale, di uno dei centravanti più forti al mondo.
Ecco, Luis Suarez, nell’estate del 2010, aveva tanti modi per entrare nella storia dell’Uruguay e in quella dei Mondiali, ma il Pistolero scelse quello meno scontato, quello più romanzesco. Perché, nell’estate del 2010, Luis Suarez scrisse una delle pagine più importanti della storia della Celeste con una parata, non proprio un gesto da centravanti, e nemmeno un gesto che gli avrebbe garantito il premio Fair Play. Ma quello fu un gesto che, machiavellicamente, raggiunse il suo scopo.
Mai come in quella partita tra Uruguay e Ghana, Luis Suarez dimostrò cinicamente che il fine giustifica i mezzi.
Siamo a Johannesburg, è il 2 luglio del 2010. Uruguay e Ghana sono arrivate ai quarti di finale del mondiale sudafricano, un traguardo importantissimo per entrambe: raggiungere la semifinale sarebbe un ritorno ai fasti di mezzo secolo prima per l’Uruguay e una prima volta indimenticabile per il Ghana.
E il Ghana, almeno per un po’, sogna davvero. Dopo un primo tempo piuttosto interlocutorio, nei minuti di recupero della prima frazione, Sulley Muntari sblocca il match con un siluro da 35 metri, dal nulla, beffando Muslera.
La gioia delle Black Stars, però, dura poco: dopo 10 minuti dall’inizio del secondo tempo, Diego Forlan batte una punizione velenosa (complice anche il discusso pallone di quei Mondiali, che vola via cambiando traiettoria 2-3 volte) e insacca il gol del pareggio.
Non succede molto altro, e si va ai supplementari, con le squadre stanche e la paura che comincia a farsi sempre più forte. Il Ghana, però, sembra più determinato, e si lancia all’assalto della porta dei sudamericani, che sembrano aspettare solamente i calci di rigore.
Così, si arriva al momento decisivo, quello della Storia con la S maiuscola. Siamo al minuto 120, e il Ghana batte un calcio di punizione in mezzo all’area. Muslera esce male, rinvia il pallone ma lo lascia nell’area piccola.
Appiah si avventa sulla sfera, batte a rete ma trova Luis Suarez sulla linea che respinge di piede. Nella carambola impazzita che ne segue, ribatte a rete Adiyiah, ma trova ancora il Pistolero sulla sua strada. Solo che stavolta il tiro è indirizzato in alto, e Suarez non può arrivarci senza usare le mani.
Ed è qui che il numero 9 dell’Uruguay compie il gesto che lo farà entrare nella Storia. A un passo dalla linea di porta, si sacrifica, e respinge il tiro con le mani.
Inevitabile cartellino rosso, e rigore per il Ghana, una sorta di chance per un golden goal che proietterebbe gli africani in semifinale. Asamoah Gyan, però, sembra avvertire in pieno il peso di quel pallone, perché si presenta sul dischetto e lo tira in cielo: finisce 1-1 e si va alla lotteria dei rigori. Il sacrificio di Luis Suarez ha avuto un senso.
Con quel macigno nella testa, con la consapevolezza di aver buttato alle ortiche un’occasione irripetibile, il Ghana si presenta alla serie finale dei rigori praticamente già condannato: e infatti, prevedibilmente, gli errori di Mensah e Adiyiah regalano la qualificazione in semifinale all’Uruguay.