Calcio e musica: due parole e una passione. Un binomio indissolubile che si espande a 360 gradi passando dagli inni ufficiali delle squadre ai cori dei tifosi. Dagli striscioni e le coreografie ai cantanti appassionati di calcio. Un legame fortissimo che permette di vivere la passione per il “pallone” in modo ancor più viscerale. Il calcio accompagna la vita di ognuno di noi. La musica la rende immortale. Come i ricordi che affiorano ogni volta che nell’aria risuona l’eco di un coro da stadio.
La musica e i cori da stadio
Partiamo proprio da quello che è il fulcro del tifo: i cori. La musica pervade lo stadio mentre le parole violentano le corde vocali dei tifosi che sostengono a squarciagola i propri colori. L’obiettivo unanime è cantare per 90’, senza soluzione di continuità.
Cori che nascono dalla passione dei tifosi per la musica. Cori che partono dalla strofa di una canzone e diventano il marchio di fabbrica di un’intera tifoseria. Durante ogni partita di calcio Beatles, Pet Shop Boys, Freddy Mercury e tantissimi altri cantanti risuonano negli stadi di tutta Europa in una sorta di Live Aid del nuovo millennio. Non c’è niente di più bello che cantare sulle note di pezzi famosi l’amore per la propria squadra. Ti fa sentire parte dello spettacolo in campo. E il calcio senza tifosi perderebbe tutta la sua essenza.
Tra le canzoni più inflazionate c’è sicuramente Yellow Submarine dei Beatles tradotta in un coro da stadio da quasi tutte le curve d’Italia e d’Europa. Così come We will rock you dei Queen. Tra tante alcune entrano nel cuore dei tifosi e non ne escono più. È il caso di Un giorno all’improvviso cantato sulle note dell’Estate sta finendo dei Righeira. Un coro che ha fatto impazzire tutto il popolo napoletano e non solo.
Calcio, musica e voglia di vincere
A volte le canzoni diventano il simbolo di una vittoria, di un trionfo e soprattutto della gioia dei tifosi. Entrano prepotentemente nel cuore della gente e non ne escono più. Verona Beat degli sconosciuti Gatti di Vicolo Miracoli sarà per tutti la canzone che ha accompagnato lo straordinario scudetto dell’Hellas nel 1985. Un’estate italiana di Gianna Nannini e Edoardo Bennato resterà per sempre il simbolo delle notti magiche di Italia ‘90. Così come The White Stripes dei Seven Nation Army diventerà a furor di popolo l’inno ufficiale della nazionale italiana campione del mondo.
Non c’è vittoria senza campioni ed è così che We are the Champions dei Queen diventerà la canzone simbolo di ogni cerimonia di premiazione. Spesso le manifestazioni sono ancor più spontanee e tifosi s’identificano in alcune canzoni e ne fanno un rituale scaramantico. Come i tifosi del Crotone che si ritrovano a cantare a squarciagola A mano a mano di Rino Gaetano o quelli dell’Aston Villa che intonano a fine partita Don’t look back in anger degli Oasis. Perché il calcio e la musica generano magia. E la magia si sa è difficile da spiegare. Si può solo ammirarla…
Calciatori, musica e poesia
Il calcio è musica e i calciatori i suoi poeti. Spesso queste parole risuonano nell’ambiente per enfatizzare il fascino e la bellezza del gioco più bello del mondo. Tanti sono i cantanti che si sono cimentati nel raccontare le gesta dei calciatori. Alcuni con ottimi risultati scrivendo veri e propri capolavori della musica contemporanea.
Agostino Di Bartolomei è il protagonista di Tradimento e perdono, canzone scritta da Antonello Venditti, autore tra l’altro di Roma Roma Roma e Grazie Roma, i due inni della squadra giallorossa. Un pezzo toccante sulle gesta di AgoGol, paragonato a Pantani e Tenco, a cui li accomuna il tragico epilogo del suicidio. Gaetano e Giacinto è invece la storia di Facchetti e Scirea, due bandiere di Inter e Juventus, due esempi di un calcio romantico che non tornerà più. Autori manco a dirlo gli Stadio, chi meglio di loro, con quel nome, potrebbe descrivere il fervore agonistico del campo da gioco.
Mentre Una vita da mediano di Ligabue è un tributo a Lele Oriali e i vittoriosi mondiali di calcio del 1982 in Spagna, il primo posto in classifica lo merita sicuramente La leva calcistica del ‘68 di Francesco De Gregori. Un’autentica poesia che gioca sul parallelismo calcio-vita di un dodicenne con la maglia numero 7 (leggi il testo).
“Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia”
Le parole scivolano via nel finale di questo capolavoro.
Crederci fino alla fine fa la differenza. Nel calcio, nella musica, nella vita.